I GUARDIANI DEL DESTINO

DI FRANCESCO MININNI

Se dovessimo valutare un film in base alla fedeltà al testo letterario da cui è tratto, «I guardiani del destino» di George Nolfi sarebbe nelle posizioni più basse. Philip K. Dick, oltre che brillante e inventivo, è sempre stato un maestro di sintesi, atmosfere sospese e domande senza risposte. Tutto questo nel cinema dei piani alti (gli attici, quelli più costosi anche se non più belli) non è permesso. A fronte di un investimento cospicuo ci si aspetta che al pubblico, che dovrà colmare il disavanzo e procurare il guadagno, vengano date certezze. Così, proprio come è successo per «The Box» di Richard Matheson (il racconto) e di Richard Kelly (il film), si sono resi necessari degli aggiustamenti.

Se consideriamo che in originale il film si intitola «The Adjustment Bureau», la cosa è quasi comica. In sostanza Nolfi, che esordisce nella regia dopo aver sceneggiato la trilogia dell’agente speciale Jason Bourne, ha modificato il racconto di Dick quasi radicalmente, commettendo soprattutto l’errore di voler dare spiegazioni, esporre ragionamenti un po’ filosofici e un po’ mistici, trasformare il tutto in un’elegia dell’amore che omnia vincit, confondendo le acque e passando in un attimo dalla fantascienza esistenziale alla favola per cuori teneri. Incidentalmente, nel progetto è stato coinvolto Matt Damon, fresco reduce dall’aldilà secondo Clint Eastwood di «Hereafter».

David Norris è passato in breve tempo da ragazzaccio trasgressivo a politico di successo finendo per candidarsi a sindaco di New York. Proprio mentre, a seguito di qualche gossip, la sua stella si sta spegnendo, gli capita qualcosa di strano: recandosi in ufficio, assiste alle manovre di alcuni sinistri individui che sembrano in grado di manipolare la realtà. David ha visto ciò che non doveva e si ritrova nel mirino della misteriosa organizzazione. Ancora non sa che gli sconosciuti potrebbero essere addirittura angeli che rispondono al Presidente in persona. Certo, non al Presidente degli Stati Uniti: a un Presidente che ha un piano per il nostro mondo e che, a causa delle nostre continue inadeguatezze, è periodicamente costretto a «riaggiustare» le cose. Ora che David sa ci sono due alternative: resettarlo oppure poter avere la certezza che non rivelerà a nessuno ciò che ha visto e soprattutto che accetterà di non incontrare mai più la bella Elise.

Tanto per la cronaca, nel racconto di Dick David Norris si chiama Eddie Fletcher, è un agente assicurativo e non un candidato alla presidenza, è sposato e non incontra alcuna donna del destino. Cambiando tutto Nolfi dà la precisa impressione di voler adeguare il testo a una sorta di attualità socio-politica che, in realtà, ci porta indietro nel tempo alle belle favole dell’uomo qualunque narrate da Frank Capra. In questo non c’è niente di male: «I guardiani del destino» ha l’andamento del percorso a ostacoli nel quale si mette in discussione il libero arbitrio e si tenta di dimostrare come nessun Dio, per quanto convinto del proprio operato, possa opporsi al sincero amore tra un uomo e una donna.

Il problema è, come dicevamo, che Nolfi sente l’impellente necessità di esprimere tutto a parole. Ne esce un manuale di filosofia dei poveri frequentemente colpito da bordate di new age che, eliminato il percorso esistenziale, si concentra unicamente sulle soluzioni a effetto. Tanto per dimostrare che i racconti di Dick, onde non essere stravolti per semplici motivi di metraggio, sarebbero più adatti a storie brevi, quindi a un film a episodi, che alla dimensione del lungometraggio. Certo, i passaggi “angelici” attraverso le porte che invocano il teletrasporto di «Star Trek» sono piuttosto divertenti e, nel complesso, si ricava dal film un forte richiamo al potere dell’amore che comunque non è da trascurare. Dispiace però che le potenzialità ironiche e profondamente riflessive del racconto siano state trasformate in uno spettacolo per un pubblico dai gusti non eccessivamente raffinati. Matt Damon conferma la propria monotonia espressiva. Terence Stamp conferma invece che ogni volta si presenti la necessità di un attore inquietante e, per così dire, luciferino, lui è a disposizione.

I GUARDIANI DEL DESTINO (The Adjustment Bureau) di George Nolfi. Con Matt Damon, Emily Blunt, Terence Stamp, Anthony Mackie, Daniel Dae Kim. USA 2010; Fantastico; Colore