LA GUERRA È DICHIARATA

DI FRANCESCO MININNI

E’ evidente che non basta cambiare i nomi ai personaggi per poter affermare di non stare raccontando la storia propria, ma quella di qualcun altro. E lo è tanto più se la storia raccontata è quella di una coppia di giovani parigini che, cresciuti probabilmente viziati e del tutto impreparati ad affrontare le traversie della vita vera, si trovano improvvisamente di fronte al trauma di un figlio affetto da tumore al cervello. Eppure Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm hanno fatto proprio questo: hanno raccontato la storia della loro esperienza (diciamo a lieto fine, anche se per molti aspetti non è così) con la dichiarata intenzione di non navigare nel dolore ma al contrario di gridare al mondo il valore della vita, della lotta, di uno scopo, dell’amore e, a conti fatti, del cinema. Sì, perché Valérie, che de «La guerra è dichiarata» è, oltre che sceneggiatrice, anche regista, ha fatto il possibile per trasformare il film in tutt’altra cosa che la narrazione di una storia. Servendosi di qualunque espediente tecnico, consentito e non, ha fatto sì che «La guerra è dichiarata» si trasformasse in una poliedrica esercitazione di stile, il più possibile eclettico e il meno possibile tradizionale, per tenere a distanza i fantasmi della lacrima, della disperazione, dell’autocommiserazione. Nel suo film c’è posto soltanto per una trasformazione della realtà attraverso il caleidoscopio dei suoni, dei colori, dei rumori e dei silenzi (questi ultimi in netta minoranza).

Juliette e Romeo hanno un figlio, Adam, che ancora non parla e non cammina. Da qualche segnale ricorrente, cominciano a sospettare qualche malattia da non trascurare. L’esito della Tac è spietato: tumore al cervello. Con l’aiuto di familiari e amici, i due giovani affrontano il problema appigliandosi a qualunque speranza, nonostante Internet e voci raccolte indichino tutt’altra destinazione. Dopo l’operazione e un supplemento di angoscia, sembra che Adam superi l’ostacolo. È evidente che Juliette, Romeo e Adam sono in realtà Valérie, Jérémie e Gabriel e altrettanto dicasi per amici e familiari. Dopo un iniziale disagio nei confronti di un eclettismo stilistico che apparenta il tutto più a una compilation che allo sviluppo di un intenso percorso interiore, si capisce che Valérie Donzelli farebbe carte false pur di non raccontare la storia tradizionale di un bambino gravemente ammalato e delle diverse reazioni di chi gli sta intorno.

E, capito questo, ci si può anche lasciar coinvolgere da questi due fanciulli ancora in fase di crescita che si comunicano il loro amore cantando, che sfuggono come la peste qualunque accenno di normalità, che lottano con tutte le forze perché la loro storia sia realmente una storia che qualcuno ha deciso di raccontare non per rattristare chi guarda, ma per trasmettere forza e, in un certo senso, una sottile vena di follia che dovrebbe aiutare a sfuggire all’insostenibile peso della realtà. Così va bene tutto: la compilation musicale da Vivaldi a Morricone, i riferimenti cinematografici da Demy a Assayas, la fotografia antirealistica, la necessità di trovarsi in un altrove nel quale i suoni della realtà echeggino ovattati e distorti.

Non è un caso se il film si intitola «La guerra è dichiarata»: il movente è una notizia trasmessa alla radio che certifica l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq, ma il significato vero sta nella guerra che Valérie e Jérémie (che oggi, tanto per informazione, non sono più una coppia) hanno dichiarato alle convenzioni, alle tragedie, alle lacrime, alla commozione, ai ricatti verso il pubblico, all’autocommiserazione e al dolore come spettacolo. Così «La guerra è dichiarata», se si riesce a prescindere da qualche follia di troppo che rischia di diventare leziosità, è un bell’esempio di cinema di rottura nel quale lo stile diventa una strada percorribile per arrivare a una complessa purificazione dello spirito. Peccato che Valérie e Jérémie non stiano più insieme: evidentemente l’energia impegnata per il figlio non ha corrisposto a una fortificazione dei rapporti interpersonali.

LA GUERRA È DICHIARATA (La guerre est déclarèe) di Valérie Donzelli.Con Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, César Desseix, Brigitte Sy, Frédéric Pierrot.FRANCIA 2011; Drammatico; Colore