DETACHMENT
DI FRANCESCO MININNI
Diciamo la verità: ci mancava Tony Kaye, conosciuto fugacemente con «American History X» e poi completamente sparito dal mercato italiano, ma abbastanza incisivo e diretto da rimanere nella memoria. Ci mancavano il suo furore, le sue immagini durissime e ricche, il suo andare al cuore del problema senza preoccuparsi se qualcuno tra il pubblico ne sarebbe rimasto scioccato, persino la sua retorica e il suo didascalismo, prezzi da pagare nell’affrontare questioni di fondo a viso aperto. Ed è un piacere ritrovarlo a dodici anni di distanza da quel primo film senza che né il tempo né l’assuefazione né il conformismo ne abbiano cambiato di una virgola procedure, pregi e difetti.
Tony Kaye non usa il punto a croce, ma preferisce lo scalpello e il martello pneumatico. Così facendo ottiene ciò che vuole, dando soltanto in sporadiche occasioni l’impressione di essere disposto a tutto pur di scuotere lo spettatore. E gli perdoniamo anche occasionali didascalismi e qualche scivolata retorica, che in un certo senso fanno parte del pacchetto e, tutto considerato, possono starci. Di sicuro ne abbiamo in cambio un’immagine non ovattata del sistema scolastico americano, un notevole percorso psicologico all’interno di un uomo condotto utilizzando un linguaggio filmico per nulla convenzionale, una notevolissima interpretazione di Adrien Brody (molto meglio qui di quando si offre al miglior offerente), belle prove marginali di Marcia Gay Harden e James Caan, una debuttante (Sami Gayle nel ruolo di Erica) più vera del vero e un film che convoglia ogni parolaccia, ogni provocazione, ogni ruvidezza verso la presa d’atto che non esistono storie destinate a priori a conclusioni negative e ripiegate su se stesse. Cambiare si può.
DETACHMENT / IL DISTACCO (Detachment) di Tony Kaye. Con Adrien Brody, Sami Gayle, Marcia Gay Harden, James Caan, Christina Hendricks. USA 2011; Drammatico; Colore