LE PALUDI DELLA MORTE
DI FRANCESCO MININNI
Il noir è certamente un genere attraverso il quale si può misurare la temperatura dei tempi in cui viviamo. Negli anni Quaranta, tra poliziotti privati e gangster glaciali, veniva fuori l’immagine di un paese cinico e disincantato, ma anche ironico e capace di slanci di speranza. Negli anni Cinquanta, in Francia, si faceva largo l’idea del crepuscolo attraversato da bruschi lampi di violenza nel quale forse solo l’idea dell’amicizia virile aveva ancora cittadinanza.
Oggi, stando a «Le paludi della morte» di Ami Canaan Mann (incidentalmente, la figlia di Michael Mann), sembra non ci sia più nulla da salvare. Il che è ovviamente un paradosso difficile da sostenere: ma non si può negare che «Texas Killing Fields» (un titolo originale assai migliore di quello italiano) metta addosso una gran tristezza.
Tra poliziotti condizionati da problemi familiari e caratteriali, vittime quasi esclusivamente minorenni e/o innocenti e soprattutto l’identificazione di un killer (che nella realtà non è stato mai arrestato) all’interno di un ceppo familiare che allontana ogni possibilità di redenzione, la famiglia Mann ci fa sapere che il panorama umano, da qualunque parte lo si guardi, rimanda immagini di desolazione che allontanano la benché minima possibilità di speranza. Questo per quanto riguarda i contenuti. La forma, invece, è secca, tagliente, priva di sbavature: come dire l’immagine del male nella sua forma migliore. In fondo, niente di diverso da «Mystic River» di Clint Eastwood: anche lì, una storia nella quale non tutti i pezzi vanno al posto giusto.
Nei dintorni di Texas City c’è un’ampia zona paludosa nella quale la legge fatica ad arrivare, al punto che negli ultimi quarant’anni vi si registrano una sessantina di omicidi non risolti. Lo impareranno a loro spese i detective Mike e Heigh indagando su alcuni casi di omicidi di minorenni. Soprattutto Heigh, da poco arrivato da New York, presume di poter «sconfinare» per risolvere il caso, tanto più quando ad essere minacciata è Anne, una ragazzina che lui sta cercando di aiutare. Non dovrà andare tanto lontano per individuare i responsabili, che si nascondono proprio tra le mura familiari di Anne
«Le paludi della morte» colpisce soprattutto per l’implacabile determinazione con la quale Ami Canaan Mann distribuisce le colpe senza alcun interesse per attribuire meriti di alcun genere. Se provate a immaginare «Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!» senza l’intervento risolutore delle forze dell’ordine, avrete una vaga idea di cosa potervi aspettare. Come dire che chi agisce al di fuori della legge nei Killing Fields del Texas sembra godere di una strana immunità dovuta più che altro alla particolarità del territorio che scoraggia eventuali intrusi e che chi invece dovrebbe rappresentare la legge medesima ha tanti di quei problemi, non escluso il fatto di fare del caso una sorta di questione personale, che alla fine potremmo anche faticare a distinguere i cosiddetti buoni dai cattivi.
In questo contesto di fatalismo più esistenziale che geografico, suona abbastanza strana una conclusione che, a mo’ di pentimento degli autori, propone una svolta finale che, in un certo senso, assomiglia a un lieto fine quanto mai fuori posto. Il tasso di tristezza e depressione è tale che, se questa scelta doveva assomigliare a una speranza, trasmette invece la sensazione di un paradosso poco credibile. Certo, non si può negare che il film regga sul piano drammatico, anche grazie a un buon uso della colonna sonora e a due protagonisti, Sam Worthington e Jeffrey Dean Morgan, che rendono perfettamente l’idea del malessere di vivere esteso a qualunque livello. Se però il pessimismo esistenziale non corrispondesse esattamente alle idee degli autori ma facesse riferimento a qualche necessità di ordine spettacolare, avremmo molto meno materiale con il quale confrontarci al di là dei meccanismi del thriller e di quello che ormai è diventato un triste adagio: il male in prima pagina, il bene in un trafiletto sperso in cronaca.
LE PALUDI DELLA MORTE (Texas Killing Fields) di Ami Canaan Mann. Con Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Chloe Moretz, Jessica Chastain. USA 2011; Thriller; Colore