Tutti i santi giorni

Paolo Virzì è diventato meno cinico e più propositivo. In effetti ripercorrendo la sua carriera non è facile trovare un’osservazione della realtà che porti a conclusioni positive: nel suo frenetico inseguire tematiche prevalentemente giovanili che poi si allargano a 360° sulle mille sfaccettature sociali, politiche e psicologiche dell’Italia in cui viviamo, l’autore livornese non ha mai trovato motivi di consolazione. Ora invece, in «Tutti i santi giorni», ingrana una marcia diversa organizzando una sorta di inno alla vita, raccontando la storia di Guido e Antonia che, a dispetto di tutto, vogliono costruire qualcosa e trasmettendoci un’immagine meno desolante e pessimista dell’Italia di oggi. Senza smettere neanche per un attimo, è ovvio, le proprie caratteristiche di incrollabile materialista dal punto di vista orizzontale, ma tentando comunque un approccio diverso con la materia narrativa. E alla fine il problema si rivela proprio questo: se è vero che la situazione non è rosea, è anche vero che talvolta ottimismo e pessimismo sono insiti nell’essenza stessa di una persona e che un pessimista che diventa occasionalmente ottimista potrebbe non essere credibile.

Guido, portiere di notte che legge testi in latino, ascolta Beethoven e parla con un linguaggio aulico un po’ fuori tempo, vive con Antonia, che scrive e canta canzoni per passione ma si guadagna da vivere lavorando in un autonoleggio. Vorrebbero avere un figlio, ma per quanti tentativi facciano non ottengono risultati. Intorno a loro un mondo caratterizzato da precarietà e malumori che, a lungo andare, potrebbero essere contagiosi. Ci vorrà tutta la buona volontà di Guido per rimettere in piedi un rapporto barcollante. Dopodiché, arriverà addirittura il matrimonio come Dio comanda.

Avendo fatto l’abitudine al Virzì cinico e graffiante di «Ovosodo», «Caterina va in città» e «Tutta la vita davanti», capace di trovare qualche motivo di dolcezza soltanto nella memoria del passato de «La prima cosa bella», si fatica a riconoscerlo in questa favola ruvida e realistica, ma in buona parte fuori delle sue corde espressive. Ci si accorge quasi subito che, mentre l’attenzione di regista e sceneggiatori si concentra sui due protagonisti, i personaggi che ruotano intorno a loro fanno parte di un sottobosco di caratteri preconfezionati che oscillano tra la macchietta e il luogo comune senza dare mai veramente l’impressione della realtà vera. Personaggi e situazioni, insomma, servono soltanto da materiale conduttore perché la vicenda di Guido e Antonia abbia la sua conclusione positiva, finendo per risultare poco credibili e più appartenenti a una consolidata tradizione che frutto di osservazione e analisi sul campo. Esempi chiarificatori: i genitori siciliani di Antonia, che sognano il matrimonio tradizionale che poi si realizzerà; la famiglia dei vicini di casa, perennemente in litigio e poi «costretti» alla separazione; l’ex di Antonia, un rockettaro egoista e incapace di qualunque sentimento; la «fuga» di Antonia con la bambina della vicina, affidata alla sua custodia, per una giornata al mare con il cellulare spento.Tutti personaggi e situazioni che, fatalmente, portano alla conclusione che Guido e Antonia sono diversi, che si meritano di più, che hanno diritto a una possibilità. Ma anche personaggi e situazioni scritti in sceneggiatura, ma non inquadrati in una realtà plausibile e di spessore. Rimangono due protagonisti in parte: Luca Marinelli, già Mattia ne «La solitudine dei numeri primi», con quella faccia pulita da ragazzo fuori tempo ma abbastanza cocciuto da non arrendersi di fronte all’apparentemente inevitabile, e Federica Victoria Caiozzo, in arte Thony, un’Antonia spaesata e irrequieta in un mondo che sembra coalizzato contro di lei. È molto probabile che «Tutti i santi giorni» incontri i favori del pubblico: in questo momento c’è bisogno di rassicurazioni, non importa se più o meno sincere. E lo sa anche Virzì.

TUTTI I SANTI GIORNI di Paolo Virzì. Con Luca Marinelli, Thony, Katie McGovern, Frank Crudele, Robin Mugnaini, Fabio Gismondi, Donatella Barzini. ITALIA 2012; Commedia; Colore