L’errore di portare la famiglia sul terreno dello scontro
Caro direttore, le scrivo in relazione alla nota sul convegno di Verona a firma A.F.. Sono rimasto molto perplesso sulle argomentazioni proposte. Sappiamo che la Chiesa è richiamata continuamente a «costruire ponti e abbattere muri», leggo però che la presenza al convegno di sigle e persone non cattoliche ne farebbe una realtà non riconducibile al mondo cattolico, molto strano, anche perché (ad esempio) a pag II dell’edizione fiorentina di «Toscana Oggi» si parla di una iniziativa del vicariato di Porta Romana con associazioni laiche e religiose e la si definisce interessante.
In fondo il vescovo di Verona non ha disdegnato di portare il suo saluto. Se la sostanza del convegno è condivisibile e alcuni politici hanno garantito la loro presenza, questo fatto viene definito a priori una strumentalizzazione, non capisco davvero, ci si dovrebbe compiacere che alcuni politici si facciano carico si portare queste istanze sostanzialmente giuste nell’agone della politica. Certo, sarebbe stato auspicabile che tutte le forze politiche si fossero trovate concordi nell’affrontare la sostanza della questione famiglia. ma è stata orchestrata una campagna politico-mediatica violentissima da parte di altre forze politiche che ritengono inaccettabile parlare pubblicamente di famiglia nei termini con i quali la nostra Costituzione la definisce.
Questo atteggiamento divisivo è colpa degli organizzatori del convegno ? A leggere la vostra nota parrebbe di sì. Persino Giuseppe Cruciani conduttore dissacratore e «mangiapreti» de «La Zanzara» ha portato la sua solidarietà al convegno a favore della libertà di parola. Mi sarei aspettato da voi un poco di realismo e non una malcelata e preconcetta ostilità verso questo convegno. Forse non sono di vostro gradimento i politici che hanno aderito a questo convegno, metteteli alla prova, vediamo se riusciranno a mantenere i loro propositi riguardo la sostanza condivisibile. Ma dalla vostra nota si ha l’impressione di una «equidistanza» tra i contestatori verbalmente violenti e intolleranti e gli organizzatori di un convegno dalle motivazioni, ripeto, sostanzialmente condivisibili.
Alessandro Pacini
Caro Pacini, se vogliamo fare a non capirci, facciamo pure. Ma quelle poche righe mi sembravano piuttosto chiare a partire dalla sigla che corrisponde alle iniziali del sottoscritto. Per il resto, andando nell’ordine dei suoi rilievi, era evidente che il riferimento alle sigle non cattoliche aveva lo scopo di far capire che il Congresso di Verona non era riconducibile alla Chiesa cattolica o ad associazioni ecclesiali direttamente collegate come il citato Forum delle associazioni familiari. Per cui non c’entrano nulla i ponti e i muri, né tantomeno l’incontro da lei citato.
Che poi un giornale come il nostro condivida nella sostanza le iniziative a difesa della famiglia, ingiustamente cosiddetta «tradizionale», è abbastanza ovvio, ci mancherebbe altro. Sono i toni e gli accenti che possiamo anche non condividere. E io quelli di Verona non li condivido perché rischiano di ottenere l’effetto contrario, rischiano appunto di creare più muri che ponti a tutto discapito della stessa famiglia sulla quale abbiamo assistito nei giorni scorsi a scontri inauditi. «Ridurre il tema della famiglia a tema di scontro o “di parte” appare un grave errore», scrive il presidente del Forum toscano, Francesco Zini, nell’editoriale che pubblichiamo.
In quanto a definire a priori una strumentalizzazione la partecipazione di alcuni politici al congresso di Verona, mi fa dire, caro Pacini, una cosa che non ho detto. Io parlavo di Salvini che aveva strumentalizzato le parole del Papa. Questo glielo confermo: quella è stata una strumentalizzazione bella e buona. Con tutto il rispetto per il ministro dell’Interno e vicepremier, non accetto che lui si faccia forte delle parole di Francesco solo quando gli fa comodo. Prenda in considerazione il Papa anche quando gli dice di aprire i porti per salvare i migranti naufraghi. La vita va difesa nel suo complesso. Respingere esseri viventi in mare non è rispetto della vita. Personalmente diffido dei politici che dicono di difendere la famiglia, ma poi non difendono la vita in ogni sua forma. E non solo perché non mettono in discussione l’aborto (come ha fatto Salvini), ma proprio per la visione parziale che hanno della vita degna di essere vissuta.
Da questi politici prendo volentieri le distanze, così come le prendo da quelli che in modo ignorante (nel senso che ignorano cosa realmente sia stato) parlano di ritorno al medioevo ogni qualvolta qualcuno difende e chiede diritti e sostegno per la famiglia riconosciuta non tanto dalla Chiesa quanto dalla nostra Costituzione. Questa per me è l’equidistanza, che anche gli organizzatori del Congresso di Verona dovevano avere anziché avviare un legame equivoco con una parte della politica.
Andrea Fagioli