L’accoglienza agli immigrati e il decreto sicurezza

Accogliere e integrare serve al progresso

Egregio direttore, il Giappone, fra i paesi più progrediti a livello tecnologico, industriale, sociale e culturale, sta predisponendo delle misure economiche – seppur a fronte di un alto debito pubblico – per favorire l’arrivo di lavoratori stranieri con lo scopo di  compensare l’inarrestabile invecchiamento della popolazione (127 milioni di cittadini, con una densità di 343 abitanti /Kmq) e la bassa natalità. Il governo di questo paese, nel pensare e fare le cose per il proprio futuro, contro il rischio  del declino demografico ed economico, si sta muovendo esattamente all’opposto di quanto avviene in Italia, in altri paesi di Europea e anche degli Stati Uniti, in cui si chiudono i porti, si alzano steccati e muri, si sbarrano le frontiere per respingere i migranti. Il progresso civile ed economico dei popoli – senza perdere le proprie identità culturali e religiose – non può che avvenire, a mio parere, attraverso un sviluppo umano, sociale, economico nel quale la volontà e la capacità di dialogare, accogliere, integrare, generare, si aprono ad una visione del mondo basata su rapporti positivi, dinamici, multiculturali, solidali.

Arrigo Canzani

Non chiudiamo i porti e nemmeno il cuore

Dopo due settimane Malta ha aperto le sue acque territoriali per consentire a una nave Ong di trovare riparo dalla tempesta. Ma nessuno dei 49 migranti a bordi tra cui anche minorenni e bambini molto piccoli potrà scendere a terra. La fortezza europea cristiana non apre i porti e lascia quei profughi in mare. Altra notizia riporta che alcuni sindaci italiani sostengono il boicottaggio al decreto sicurezza di Salvini. Mia considerazione: vorrei che noi cristiani ci rendessimo conto, compresi i vescovi, che se non protestiamo e non ci facciamo sentire anche noi siamo complici dell’ordine di Salvini, anche noi chiudiamo i porti e aggiungerei anche il cuore e la storia giudicherà anche noi come criminali. Gesù è venuto per unire e non per dividere, è venuto per dividere il pane e i pesci non per tenerli tutti per noi. Ci ha anche detto che gli ultimi saranno i primi.

Mario Mancini

È inaccettabile la logica della ruspa

Si ripropone la polemica di esponenti della Lega di Pisa, in primo luogo del deputato leghista Edoardo Ziello, nei confronti del direttore della Caritas diocesana pisana, don Emanuele Morelli. La causa della polemica è il diverso atteggiamento nei confronti degli immigrati e della loro integrazione. Secondo Ziello l’unica forma di integrazione è quella della ruspa. Io mi domando come possa essere accettata questa logica dalla Chiesa e, in primo luogo, dalla Caritas, istituzione destinata all’aiuto ai bisognosi, italiani e stranieri che siano, purché bisognosi. La Sacra Scrittura assimila lo straniero all’orfano e alla vedova; la Chiesa si muove sulla traccia del Vangelo non facendo distinzione tra i poveri nel fornire aiuto e conforto, come risulta evidente dall’attività caritativa quotidiana e soprattutto durante le festività natalizie. La Chiesa, quindi, agisce coerentemente nella logica dell’integrazione: apprezza i progetti che vanno in tal senso e giustamente stigmatizza i comportamenti contrari, com’è il suo compito di missione evangelica. Piuttosto si resta stupiti di fronte ad un’evidente contraddizione: le stesse persone  che propongono l’integrazione della ruspa difendono la presenza del crocifisso, segno di amore universale, nei luoghi pubblici e sollecitano la bella pratica del presepe, anch’esso segno di amore al di là delle barrire e delle divisioni tra razze e nazionalità.

Giulio Fabbri

L’odiosa tassa sulle rimesse dei migranti

Papa Francesco nel ricordare i nemici della politica a servizio della pace ha citato la xenofobia e il razzismo. Il Pontefice ha ricordato che «oggi più che mai, le nostre società necessitano di “artigiani della pace”. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza».

Alla campagna nazionale di violenza mediatica fa seguito il decreto sicurezza che riporta in clandestinità larga parte dei migranti accompagnandolo con misure odiose come la tassa sulle rimesse al di sopra dei 10 euro con un prelievo dell’1,5 per cento.

Si tratta di scelta xenofoba che va a colpire tanti lavoratori e lavoratrici che pagano le pensioni italiane e che vedono tagliati i risparmi che a costo di sacrifici vanno a sostenere famiglie rimaste nei paesi d’origine.

Giuseppe Giorgi

Molte delle lettere arrivate in questi giorni (qui ne pubblichiamo alcune) affrontano la questione dei migranti contestando l’atteggiamento di chiusura del Governo e in particolare del Ministro dell’interno, Matteo Salvini. In qualche modo fanno eco alle prese di posizione dei vescovi toscani espresse attraverso documenti ufficiali o nel corso delle omelie del periodo natalizio. Limitandoci appunto al fronte ecclesiale ricordiamo che la preoccupazione delle Caritas della Toscana per gli esiti del «decreto sicurezza» è stata riassunta nel testo firmato dal vescovo di Pescia, Roberto Filippini, in qualità di delegato della Conferenza episcopale toscana.

Ma lo stesso presidente della Conferenza, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia del giorno di Natale, ha invitato a chiedersi «perché in un popolo da sempre aperto all’incontro e all’accoglienza sta prevalendo l’istinto a chiudersi nel proprio guscio, a negare ospitalità a chi viene da paesi in guerra, impoveriti dalle rapine dei potenti, stremati dalla fame». La risposta sta nella «cultura individualista che ha pervaso l’Occidente» e che «si nutre di rifiuto e di disprezzo dell’altro».

Per questo un documento del Consiglio pastorale della diocesi di Pisa invita all’accoglienza generosa, al sostegno fattivo, a non emarginare nessuno perché «ogni forma di esclusione è sempre una pianta infestante che non risparmia alcun ambiente di vita». «Un riferimento ai nostri fratelli e sorelle immigrati da lontano, spesso reduci da infernali condizioni di vita, e alla legislazione in atto», lo ha fatto anche il vescovo di Prato, Franco Agostinelli, nell’omelia del patrono Santo Stefano, ricordando l’appello del Papa a non enfatizzizare ulteriormente «il disagio sociale addossando falsamente tutti i mali agli immigrati, senza discernere con obiettività le situazioni». Insomma, anche se qualche lettore vorrebbe interventi più decisi a cominciare dai vescovi, va detto che il fronte cattolico, almeno questa volta, appare abbastanza unito nel ribadire che l’atteggiamento cristiano non può che essere quello dell’accoglienza, ovviamente nella legalità, e che le navi con esseri umani a bordo non possono essere abbandonate a se stesse.

Andrea Fagioli