Verso nuove forme di aggregazione dei cattolici in politica

Gentile direttore, periodicamente si sente lamentare la marginalità nella quale sembrano precipitati i cattolici nell’agone della politica nostrana, talvolta a mio avviso si è anche manifestata una sorta di autoemarginazione, sostenendo modelli di presenza politica che antepongono l’appartenenza alla coscienza e ritengono che la laicità della politica non debba porsi l’obiettivo della salvaguardia di valori legati a tematiche eticamente sensibili.

Nonostante la Chiesa cattolica, sia per voce del Pontefice che della Cei inviti i cattolici alla partecipazione e non al disimpegno o alla neutralità non ci sembra che finora gli appelli siano stati debitamente raccolti e ciascuno continua a coltivare in modo personale e senza collegamenti organici il suo modo di essere presente nelle istituzioni. Mentre si coltiva a mio avviso una sterile dicotomia tra sovranisti ed europeisti, due amici dei quali mi sento di condividere il pensiero, Giancarlo Cesana, storico leader laico di Comunione e Liberazione e animatore del movimento di pensiero Esserci, e Carlo Costalli, presidente nazionale del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), hanno dato vita ad un appello concreto che invita ad uscire allo scoperto in vista della prossima tornata  elettorale europea.

Si fa una precisa scelta di campo europopolare, pronunciandosi in favore di un «Ppe attento alle nuove esigenze di riforma a favore del rispetto delle culture nazionali e popolari, e per un’economia sociale di mercato, capace di equilibrare il liberismo e la finanza senza regole», e mostrandosi invece lontani da «proposte che mettono paradossalmente insieme collettivismo ed estremismo identitario, egualitario e giustizialista». Questa è a mio parere un’iniziativa concreta che fa appello alla cultura dell’Europa di matrice cristiana, incentivandola e sottraendola al predominio di una burocrazia priva di valori, e merita di essere sostenuta.

Daniele Bagnai

A mio giudizio, caro Bagnai, il vero problema è l’emarginazione del pensiero cattolico. Nel senso che dalla cultura attuale sono esclusi e avversati valori per noi fondamentali come la vita, la famiglia, l’accoglienza, la solidarietà… in una parola il bene comune, che è scopo essenziale della nostra presenza nel mondo. Certi valori non trovano spazio da nessuna parte. E non solo nella politica. Non trovano spazio nella scuola, nei libri, nei mezzi di comunicazione di massa a partire dal cinema e dalla tv. A volte non trovano spazio nemmeno nelle nostre parrocchie o nelle nostre associazioni. Ripartire dalla politica sarebbe comunque importante, ma per farlo occorre una rinnovata presenza unitaria dei cattolici, perché se esiste accanto all’emarginazione anche un’autoemarginazione questa è dovuta alla frammentazione.

L’iniziativa che lei cita, caro Bagnai, è sicuramente lodevole, ma ancora non in grado di unire. Ci vorrà un passo ulteriore alla ricerca di un dialogo e di una convergenza che possano giungere a forme di aggregazione attraverso le quali i cattolici possano far sentire la loro voce a servizio del Paese proponendo una buona politica. In questa direzione va l’appello «Insieme per la Toscana, insieme per l’Italia», pubblicato sul nostro settimanale nel numero 40 con oltre cento firme di altrettante persone (alle quali nel frattempo se ne sono aggiunte molte altre) convinte della «necessità di creare una casa comune, sempre aperta a tutte le persone di buona volontà, che sappia valorizzare la formazione di una classe dirigente all’insegna dello spirito di servizio, della rettitudine di coscienza e della competenza. Un luogo di riflessione e di aggregazione, di orientamento e discernimento e di iniziativa ispirata alla più piena condivisione, sul piano dell’impegno civile e politico, del comun denominatore costituito dall’insegnamento sociale cristiano».

Andrea Fagioli