Stiamo correndo davvero il rischio di una guerra nucleare

Caro direttore,

nell’ottobre del 1962 avevo appena 5 anni: erano gli anni della «Guerra fredda» fra Usa e Urss, ma in particolare, fra il 15 e il 28 ottobre 1962, fummo sull’orlo di una conflitto atomico, scatenato dalla crisi cubana, con tanto di avvicinamento di navi sovietiche con testate nucleari. Fra i rispettivi presidenti John F. Kennedy e Nikita Kruscev, fermissimi nelle loro decisioni belliche, fu determinante l’intervento di Papa Giovanni XXIII – da quel momento definito «Papa della pace» – e ricordo perfettamente il suo invito a pregare incessantemente per la pace, rivolto a tutto il clero e ai fedeli di ogni parte del mondo. Ricordo che, con il timore di quei miei 5 anni, recitavo il Santo Rosario, guidato da mia zia Zelinda, cattolica fervente, amata e mai dimenticata.

Quella di Papa Giovanni fu una santa intuizione: prese carta e penna e implorò la pace mondiale. Curiosissimo il fatto che a ringraziarlo poi fu il solo Kruscev (totalmente ateo, in data 15 dicembre 1962) e non anche il super acclamato JFK, ma questa è un’altra storia. Passano gli anni e dobbiamo arrivare al 1983 per vedere – miracolosamente – scongiurata un’altra guerra nucleare, grazie al colonnello sovietico Stanislav Petrov, che intuì un errore nel segnale di allarme ricevuto e si rifiutò di eseguire il (previsto dal protocollo) attacco nucleare. Ma, si sa, l’esperienza umana è spesso cieca, miope e così ci risiamo: gli ingredienti stavolta ci sono tutti, perché, se da una parte il leader nordcoreano Kim Jong-un minaccia il mondo con i suoi esperimenti nucleari, gli Stati Uniti d’America non sono da meno, grazie al bellico Mr Donald Trump che non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi, non potendo contraddire l’istinto e la personalità vincente delle ultime elezioni.

Insomma – inutile nasconderlo – «stavolta è proprio brutta» e sappiamo che qualsiasi cosa accadesse, avrebbe ricadute impreviste ed imprevedibili. Tecnicamente parlando, possiamo affermare che questo braccio di ferro fra Kim e Donald durerà per un bel po’, a meno che non intervenga qualcuno (il Pontefice di turno?) che calmi entrambi. Stavolta, però, non possiamo sfruttare l’«effetto sorpresa» dell’allora Papa Giovanni, stavolta è tutto più veloce e – paradossalmente – meno ingenuo o idealista. Siamo nel mondo del dio denaro e non degli ideali, rispetto al lontanissimo 1962, e ci vorrà un miracolo diverso, più grande: qualcosa che sfugge davvero alla fantasia umana, per cui occorre pregare (adesso, non dopo) per evitare una guerra nucleare.

Mauro Bertocchini

Sono convinto anch’io, caro Bertocchini, che non stiamo prendendo troppo sul serio quello che sta accadendo tra Corea del Nord e Stati Uniti. Ci sembra impossibile che possa scoppiare una guerra, nucleare per giunta. Eppure, i personaggi in questione, come sottolinea anche lei, non ci danno nessuna garanzia che ciò non possa accadere. Di garanzie ce ne davano molte di più, non c’è dubbio, Kennedy e Kruscev (che tra i presidenti sovietici, quest’ultimo, era uno dei più illuminati). Eppure, mai come allora si è rischiato la terza guerra mondiale, se si esclude quella «a pezzi» di cui parla Papa Francesco, che nel frattempo avrà già messo in campo, ne sono convinto, la diplomazia vaticana per scongiurare il pericolo di un nuovo conflitto, oltre, ovviamente, a pregare per la pace.

Andrea Fagioli