L’uso e la considerazione dei social alla luce del «caso Pistoia»

Gentile direttore, nei giorni scorsi ho letto che un parroco di Pistoia, don Massimo Biancalani, noto per il suo lodevole impegno sociale, ha postato su facebook una foto di alcuni giovani immigrati accolti nella sua parrocchia e che aveva portato in piscina. Nulla di eccezionale se non avesse aggiunto una didascalia provocatoria: «Loro sono la mia patria, razzisti e fascisti i miei nemici». Come abbiamo appreso dalle cronache la frase ha suscitato la reazione scomposta di gruppuscoli di estrema destra e l’esultanza di quelli di sinistra che sono accorsi in massa alla Messa domenicale, trasformata per l’occasione in una manifestazione politica. A me sembra che un prete, soprattutto se parroco, dovrebbe cercare il dialogo con tutti senza senza atteggiamenti provocatori e controproducenti che inducono allo scontro. Di parrocchie e di preti che accolgono gli immigrati ce ne sono molti e fanno un buon lavoro senza tanto clamore. Se ricordo bene don Biancalani non è nuovo ai «colpi di scena» ,già l’anno scorso annunciò che avrebbe permesso ai musulmani di pregare in Chiesa, suscitando polemiche e divisioni nella sua parrocchia e l’intervento dello stesso Vescovo di Pistoia. Non era sufficiente farli pregare in altri locali della parrocchia? A essere maligni si potrebbe pensare che questo prete cerchi la notorietà. Mi auguro di no. Credo di interpretare il pensiero di molti e mi auguro possa pubblicare quanto sopra.

Ivo Devilno

Ha fatto rumore un gesto umano e genuino di un sacerdote pistoiese che ha portato in piscina alcuni ragazzi migranti come se avesse fatto un torto a chi non è migrante. Siamo un po’ al ridicolo. I sacerdoti praticano la carità verso chiunque. È patetico che alcuni «opinionisti» dichiarino di voler presiedere alla Santa Mesa domenicale con un picchetto che «controlli il prete». Le istituzioni non permettano certi atteggiamenti intimidatori. I supposti controllori vadano a controllare altre situazioni cattive e non la sacralità della Santa Messa. È un sacrilegio. «Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi». Se non ci fossero le istituzioni cattoliche a dar da mangiare e ricovero ai poveri di ogni tipo, la situazione sarebbe già precipitata. I cattolici «fanno» e non «chiacchierano» e devono essere sostenuti dagli italiani veri anziché avversati.

Gian Carlo Politi

Le due lettere, da punti di vista diversi, tornano sull’ormai ben nota vicenda di don Massimo Biancalani, della diocesi di Pistoia, che ha postato su facebook alcune foto di un gruppo di immigrati ospitati nella sua parrocchia di Santa Maria Maggiore in Vicofaro e portati in piscina in una calda giornata d’agosto. Alle foto era abbinato un commento: «Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!». Al che si sono scatenate una serie di reazioni a vario livello, anche politico, tanto da trasformare la vicenda in un caso nazionale, con titoli d’apertura su giornali e telegiornali. Al parroco pistoiese sono giunte minacce di tutti i tipi, in primo luogo dagli esponenti di Forza nuova.

La diocesi ha quindi fatto presente che «tutti possono criticare ed esprimere pareri discordanti sull’operato di un prete», ma «nessuno si deve permettere di offendere, insultare, minacciare. Ciò non è cristiano, ma neanche umano». Il vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, ha inoltre precisato di non essere «disposto a permettere che un sacerdote della sua diocesi venga attaccato e insultato come è avvenuto nei confronti di don Massimo Biancalani».

Alla fine tutto si è risolto nel migliore dei modi con una stretta di mano tra il parroco e i contestarori in occasione della Messa domenicale presieduta dal Vicario generale della diocesi e presidiata dalle Forze dell’ordine. Ma il lieto fine non dispensa dal condannare le reazioni scomposte, volgari e violente all’iniziativa di don Biancalani (comprese quelle del leghista Matteo Salvini), così come non dispensa dal suggerire al sacerdote pistoiese di ripensare al fatto che un prete non dovrebbe guardare ad alcuno come a un nemico. Infine, è necessario per tutti ripensare all’uso e alla considerazione da riservare ai social network. Lo stesso vescovo di Pistoia ha parlato di necessità di «rompere quel cerchio nefasto e disumano che rischia di diventare oggi la comunicazione sociale, dove la manipolazione, l’apparire, lo spazio dell’esibizione e lo sfogo dei più bassi istinti sembrano essere la norma». «Fatti come questo invitano tutti – ha aggiunto Tardelli – a meditare sulle modalità e gli effetti della propria comunicazione “social” e chiedono uno stile comunicativo che inviti al dialogo e alla riflessione piuttosto che a reazioni violente e polemiche». Dal circolo vizioso dovrebbero uscire anche i media, smettendo di inseguire e rilanciare tutto quello che compare in rete.

Andrea Fagioli