Le risposte dei teologi dovrebbero essere più semplici
Signor direttore, mi perdoni se le dico che a mio avviso non avete reso un buon servizio al rev. don Romano Faldi pubblicando il suo intervento – sempre a mio giudizio – assai strampalato con particolari inopportuni che tendono un po’ al… rosso. Come fa il nostro Reverendo a essere così ben informato sui particolari delle accuse alle quali il cardinale Pell è chiamato a rispondere davanti al tribunale della sua nazione? Se ne uscirà assolto ne saremo tutti più che contenti altrimenti… meglio non pensarci. Visto che ci sono, mi permetta un’altra osservazione, non per spirito di pura critica, ma possibilmente costruttivo. Leggo con interesse la rubrica «domande al teologo» e debbo confessarle – certamente anche a mio disdoro – che quasi mai mi è riuscito di finire di leggere fino alla fine la risposta del teologo/filosofo, tanto mi appaiono prolisse, pesanti, inutilmente scolastiche per il comune lettore, più un esercizio di erudizione che altro. Appare poi evidentissima la sproporzione fra la brevità e la semplicità del quesito e la pesantezza dell’interminabile risposta. E ho la presunzione di credere che questo sia non solo un problema mio. Ora mi chiedo se non si possa fare uno sforzo affinché le risposte ai quesiti siano quanto più possibile semplici, chiare e brevi, applicando l’aureo principio che afferma che la vera eloquenza è dire il necessario, e solo il necessario. In questo modo sarebbe anche possibile ospitare nella rubrica più di un quesito. Caro Direttore, mi perdoni la franchezza e… non me ne voglia!
Francesco Santi
Non gliene voglio di certo, caro Santi. Ci mancherebbe altro. Questo è uno spazio aperto a qualsiasi opinione (almeno che non ci siano affermazioni offensive). Lo abbiamo voluto così e portato da qualche tempo in apertura di giornale (a pagina 2) proprio per l’importanza che attribuiamo al libero parere dei lettori. Detto questo, credo di aver risposto indirettamente anche alla prima parte del suo intervento. Per quanto riguarda, invece, la rubrica «Risponde il teologo» devo dire che si tratta di una delle più seguite, segno anche di una proficua collaborazione con la Facoltà teologica dell’Italia Centrale. Però, non nego che a volte le risposte siano un po’ troppo articolate e di non facilissima comprensione, più adatte a una rivista specialistica che non a un giornale popolare come il nostro. Ma non sempre possiamo pretendere che i professori facciano i giornalisti. Non è il loro mestiere. Così come è bene non succeda il contrario, anche se qualche giornalista ci prova (con scarsi risultati). E poi, in alcuni casi, le questioni affrontate dai teologi riguardano materie complesse non facilmente liquidabili. Ciò non toglie che raccogliendo le sue indicazioni, caro Santi, faremo il possibile per migliorare la rubrica.
Andrea Fagioli