Quella notizia della visita di Papa Francesco a Barbiana
Finalmente, grazie a Papa Francesco, don Lorenzo Milani è stato definitivamente riabilitato e la sua vita, la sua storia hanno piena cittadinanza nella Chiesa cattolica. Certo sono passati cinquant’anni dalla sua morte ma come si dice in questi casi, meglio tardi che mai. Anche la stampa sta guardando con interesse e positivamente a questa rivalutazione. Quando don Milani era in vita, salvo poche eccezioni, i giornali non furono teneri con lui, lo attaccarono duramente e in alcuni casi al limite del linciaggio morale. Non voglio essere maligno, ma mi viene da pensare che qualcuno consideri la sua esperienza datata, superata, non più pericolosa. Se analizziamo le recenti parole di Papa Francesco, ci accorgiamo invece che ci presenta la testimonianza di don Milani come profetica e di piena attualità per i nostri tempi. Il priore di Barbiana fu un personaggio scomodo, un rompiscatole e in questa nostra società afflitta da una «guerra mondiale a pezzi», da innumerevoli miserie, ingiustizie, violenze, personaggi come lui sono necessari per scuotere le nostre coscienze e spingerci all’impegno per una umanità migliore.
Lo spazio che alcuni giornali hanno dato a un libro che getta ombre (per non dire di peggio) sulla missione di don Milani è grave. Mi auguro che gli amici si facciano sentire. Per quel che possano valere le mie povere parole cercherò di richiamare l’attenzione su questo particolare momento di critica fuori luogo.
Le due lettere ci ricordano due fatti che nei giorni scorsi, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, hanno riguardato don Lorenzo Milani. La consolazione è che il secondo era di tale portata da avere annientato il primo, ovvero l’infamante e subdola insinuazione di uno scrittore che attraverso la dedica del suo ultimo romanzo sulla storia di un prete pedofilo finiva per gettare sospetto e discredito su don Milani. I fratelli Francuccio e Michele Gesualdi, che del priore di Barbiana furono tra i primi allievi, hanno ben replicato, senza entrare nel merito della polemica (lo scrittore e l’accusa in questione non lo meritavano), ricordando che di fronte alla levatura di uno come don Milani, «che ha dato prova di essere autentico uomo di Dio illuminato dal Vangelo, l’unico atteggiamento possibile è quello del rispetto e della ricerca scrupolosa. Ogni etichetta a lui lontanissima, attribuita leggendo frasi sparse, avulse dal loro contesto, è un’offesa, prima ancora che a lui, alla correttezza intellettuale».
Il secondo fatto, che ha disintegrato e spazzato via il primo, è l’annuncio che Papa Francesco, il prossimo 20 giugno, si recherà a pregare sulla tomba di don Lorenzo Milani nel piccolo cimitero di Barbiana. Davvero una fatto senza precedenti, auspicato da molti, ma per certi versi inaspettato. Una vera e propria notizia, insomma, a cui nel numero scorso abbiamo dedicato lo spazio che meritiva con l’apertura della prima pagina e altre tre pagine all’interno. E questa settimana torniamo volentieri sull’argomento grazie a queste due lettere degli amici Rogani e Lorenzini. Fa bene, in particolare Rogani, a sottolineare come la testimonianza di don Milani sia profetica e attuale. Lo conferma anche il rinnovato interesse editoriale con la pubblicazione di libri con cui si cercano sguardi nuovi sulla vita del priore di Barbiana. Ma lo testimonia soprattutto il lavoro svolto dalla Chiesa fiorentina e in particolare dal suo arcivescovo, il cardinale Giuseppe Betori, che già nel settembre del 2013 chiese a Papa Francesco se fosse opportuno riaprire la questione di Esperienze pastorali. Da lì è partito un percorso che, raccogliendo anche gli inviti di Michele Gesualdi, è arrivato all’annuncio ufficiale della settima scorsa: «Accogliendo l’invito del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il Santo Padre visiterà Barbiana e pregherà sulla tomba di don Lorenzo Milani martedì 20 giugno 2017…».
Andrea Fagioli