Disappunto per una lettera che sparerebbe a zero sui preti
Premetto che scrivo a caldo, ma non posso fare a meno di esprimere il mio disappunto per la pubblicazione della lettera del Sig. Frediano Pellegrini a p.2 del fascicolo regionale del 9 aprile 2017. Il Sig. Pellegrini, che si definisce «cristiano non praticante», definisce «comunità vera» quella che abita nelle case e lascia intendere, così, che chi viene in chiesa non lo sia; affermazione che trovo offensiva nei confronti della mia gente che in chiesa viene ogni domenica o tutti i giorni. Ma, mi si obietterà, io parlo per altri, di cui non posso pretendere di interpretare il pensiero. Inoltre il Sig. Pellegrini si aspetta dai preti meno «litanie» e «più chilometri a piedi». A parte il fatto che personalmente mi sento offeso in quanto prete, questa lettera mi sembra un concentrato stantio e logoro di luoghi comuni che si ritrovano sulla bocca di tante persone che non praticano i sacramenti. Per carità, nel cuore dell’uomo guarda e giudica il Signore. Ma è proprio opportuno pubblicare lettere del genere, senza una puntualizzazione da parte della redazione, che sparano a zero sui preti? Sul settimanale delle diocesi toscane? Si tratta di quelle cose che, quando le leggi, ti fanno venire voglie di disdire l’abbonamento.
Don Massimo Marretti
Carissimo don Massimo, forse ha fatto bene a precisare di avere espresso il suo disappunto a caldo. In effetti, duro fatica a capire cosa ci fosse di così offensivo in quella lettera, anzi: mi sembrava che il lettore apprezzasse quanto scritto da don Giovanni Martini, confermando da laico la bontà dell’esperienza dell’andare di famiglia in famiglia sulla linea della «Chiesa in uscita» più volte indicata da Papa Francesco. Solo alla fine, da non praticante dichiarato, affermava che in tanti preferirebbero «dai sacerdoti meno litanie e più chilometri». Era un suo personale parere, come vuole proprio la parte qui in basso in questa pagina delle lettere che porta il titoletto «A parer mio». Tra l’altro, ripeto, da parte di un non praticante dichiarato.
Per il resto, sull’opportunità di pubblicare certe lettere sul settimanale delle diocesi io non ho dubbi. Ne avrei, di dubbi, se davvero le lettere sparassero a zero sui preti, come dice lei, o fossero in ogni modo offensive senza motivo. Ma se, come in questo caso, almeno a mio modesto parere, favoriscono un confronto, una riflessione, ben vengano.
Abbiamo dato evidenza a questa pagina, collocandola da qualche tempo all’inizio del giornale, proprio perché ritenevamo doveroso offrire spazio e visibilità ai lettori. A noi, infatti, sembra importante che ci sia qualcuno che ha voglia di scrivere e discutere (ovviamente sempre in modo pacato) in un momento in cui ci si rifugia sempre più nel privato o nello sfogatoio dei social network. Inoltre, se i lettori continuano a scriverci significa anche che il giornale mantiene una certa vitalità. Il pericolo maggiore è lasciare indifferenti.
Alla fine, caro don Massimo, vorrei anch’io esprimere un disappunto: non mi piace il ricorrere in questi casi alla disdetta dell’abbonamento. Mi sembra una piccola minaccia contro la libertà di opinione, tra l’altro ancor meno giustificata stando al contenuto della lettera in questione.
Andrea Fagioli