Quei decreti tra fantasia giuridica e babele etica
Ormai è in atto in Italia una forma singolare di amministrazione della giustizia che a mio avviso degenera in un involutivo funerale della certezza del diritto, facendo passare per legittime fattispecie che confliggono palesemente con il nostro ordinamento. I decreti del tribunale dei minorenni di Firenze che hanno riconosciuto validi anche in Italia due provvedimenti di adozione in favore di coppie omosessuali emessi all’estero, costituiscono un esercizio di fantasia giuridica che sembra vanificare il diritto naturale in tema di famiglia, e che mi auguro venga impugnato. Qualcuno ci dovrebbe spiegare come si possa considerare legittimo in Italia un comportamento tenuto all’estero che il diritto interno vieterebbe se posto in essere entro i nostri confini da parte di cittadini italiani aspiranti ad ottenere l’adozione. È ipocrita l’appellarsi al superiore interesse del minore, perché solo l’ideologia omosessuale che pare avere diritto di cittadinanza dove si dovrebbe applicare il diritto vigente e non creare nuove tipologie, è in grado di espellere il principio indispensabile di un rapporto di filiazione : un padre e una madre. L’esultanza di chi considera un atto di civiltà giuridica quello del tribunale di Firenze non mi appartiene, perché se è questo il presunto progresso, sono ben lieto di essere annoverato tra i fautori della conservazione che vede nell’eterosessualità e nella bigenitorialità la condizione soggettiva di avente diritto all’adozione.
Daniele Bagnai
Gentile direttore, la sentenza del Tribunale di Trento ha solo soddisfatto il desiderio egoistico di paternità di due uomini, provocando così una grave ingiustizia nei confronti dei due bimbi gemelli, perchè privati della madre naturale, da lei venduti, anziché prendersi cura di loro con quell’amore unico e insostituibile che ogni buona madre sa dare ai propri figli. Io ritengo che l’unica giustizia riparatrice nei confronti di questi «poveri» innocenti sarebbe quella di darli in adozione a una coppia di sposi desiderosi di accoglierli per farli crescere con la pienezza dell’amore sponsale di un babbo e una mamma oggi loro negato. Con grande tristezza, stiamo constatando giorno dopo giorno di vivere in un tempo di «babele» etica, e che certe leggi dissennate e teorie ingannevoli, come la teoria del «gender», vengono sfacciatamente proposte e anche imposte in nome di un egoismo liberticida che come un cancro maligno vuole sconquassare l’armonioso tessuto sociale costituito da i valori antropologici certi, di sempre.
Carissimo direttore, sono un lettore che cerca di nutrirsi quotidianamente di scritti d’ispirazione cristiana. Frequento la Messa domenicale e cerco attenzione nella parola dell’omelie, che per grazia e sapienza sono spesso ricarica e stimolo a belle riflessioni. Che il mondo sia una cosa complicata non è mia scoperta, quindi se non reco disturbo cerco di importunarla per capire meglio come delle persone che sono sicuramente frequentatrici di chiesa, si esprimono con assoluta leggerezza sui problemi dell’attualità, come l’ eterologa, l’utero in affitto, eutanasia, la prostituzione, aborto, ecc. Siamo un popolo che non legge, e sopratutto i cattolici leggono quel che non interessa alla loro formazione e orientamento. Ho messo in evidenza una carenza storica e popolare, ma non vorrei fare l’elenco dei nostri difetti, per non cercare da lei, parole che ci diano conforto e speranza.
Giancarlo Guivizzani
Caro direttore, a proposito dei recenti casi di adozione da parte di coppie omosessuali, vorrei dire la mia opinione, per quanto possa valere. Secondo me le pratiche per le adozioni, sia a livello nazionale che internazionale, dovrebbero essere più facili e meno dispendiose, dando per scontata la serietà di indagini approfondite, test, ecc. sui genitori candidati all’adozione. Penso inoltre che la soluzione migliore per il bambino rimanga l’adozione da parte di una coppia eterosessuale, anche se non mi sembra che psicologi e pediatri abbiano idee univoche sulle problematiche e conseguenze negative sui figli in seguito all’adozione da parte di una coppia omosessuale. Detto questo, sono convinto che un bambino adottato da una coppia omosessuale, ma anche da un genitore single, possa stare meglio, molto meglio, che in orfanotrofio.
Francesco Giannoni
Avendo dedicato a questo tema l’editoriale, mi limito qui a ribadire che i tre Tribunali di Trento, Firenze e Roma (almeno per ora) hanno compiuto veri e propri atti di forza nei confronti del nostro ordinamento assolutamente non condivisibili, anche perché ideologici e miranti a colpire oltre la politica. Aggiungo solo in risposta all’amico Francesco Giannoni che ci sono tantissime coppie eterosessuali disposte all’adozione che nessun bambino rischierebbe di rimanere in orfanotrofio. Vanno solo rese più snelle le procedure.
Andrea Fagioli