Verso il referendum con le ragioni del «sì» e del «no»
Caro direttore, volevo ringraziarla per il prezioso lavoro che «Toscana Oggi» ha fatto per aiutare noi lettori a capire la riforma della Carta costituzionale che il prossimo 4 dicembre saremo chiamati a confermare o respingere con il referendum. Spero che continuiate, anche per mettere in pratica l’invito che il cardinale Angelo Bagnasco ha rivolto in occasione della prolusione ai lavori del Consiglio permamente della Cei: «Come sempre, quando i cittadini sono chiamati a esprimersi esercitando la propria sovranità, il nostro invito è di informarsi personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature consgeuenze». Mi permetto, senza volermi sostituire a voi giornalisti, di darvi due suggerimenti: 1) pubblicare il testo dei vecchi articoli e i nuovi modificati; 2) intervistare professori di Diritto costituzionale come il professor Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale, che possono spiegare con parole semplici la riforma della nostra Carta costituzionale.
Caro direttore, mi riferisco alla lettera «Sul referendum troppe questioni che non c’entrano niente» del lettore Arrigo Canzani pubblicata su «Toscana Oggi» del 16 ottobre. Condivido con lei che con il referendum del prossimo 4 dicembre si voterà su una riforma costituzionale e non a favore o contro il presidente del Consiglio, anche se lui per primo ha sbagliato a personalizzarlo. Non condivido invece il tentativo del lettore di giustificare quell’infelice frase di Renzi: «Ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo». Nessuno gli ha mai chiesto di giurare sul Vangelo, ma altri politici cattolici di alto spessore come De Gasperi, Moro, La Pira, ecc. non l’avrebbero mai pronunciata, perché consapevoli che i valori cristiani non sono in contraddizione con quelli della Costituzione. Probabilmente Renzi, durante il dibattito sulle unioni civili, voleva dimostrare la sua laicità prendendo le distanze dalla posizione della Chiesa su questo tema, ma alcune formazioni politiche, come il Movimento 5 stelle, sono stati più laici di lui in quanto hanno fatto saltare le adozioni. A Renzi è già stato ricordato pubblicamente che il tema delle unioni civili omosessuali è stato lungamente dibattuto anche in Paesi non cattolici, quindi poteva risparmiarsi frasi inopportune come: «Ha vinto l’amore con buona pace dei Vescovi», ecc. Si ha l’impressione che voglia crearsi nemici anche all’interno del suo elettorato. Renzi vinse le primarie essenzialmente con i voti dei cattolici e dei moderati. Se vuole mantenersi questo sostegno stia attentto a quello che dice e fa.
Alfio Bettin
Continuano ad arrivare lettere sul prossimo referendum. È il segno di un interesse diffuso e positivo. C’è insomma voglia di capire e di andare a votare con cognizione di causa, al di là del giudizio sul Governo, che deve rimanere fuori dai motivi per il «sì» o per il «no». Lo vorrei ribadire anche in questa circostanza e pertanto non entro nel merito di gran parte della lettera dell’amico Alfio Bettin. Mi limito a raccogliere la coindivisione sul fatto che si vota per una riforma costituzionale e non per altro. Accolgo volentieri anche i suggerimenti dell’amico Andrea Camiciottoli, che almeno in parte abbiamo già messo in pratica con gli interventi pubblicati finora in modo sporadico, mentre dalla scorsa settimana lo stiamo facendo in modo più organico con un vero e proprio viaggio verso il referendum. Sul n. 38 c’è la seconda puntata. È dedicata alla composizione del Senato, al taglio dei costi della politica e al Cnel. Nella prima avevamo affrontato il tema del bicameralismo paritario. Ogni volta proponiamo l’argomento con un articolo piuttosto sintetico, una scheda grafica e, in modo schematico, anche le ragioni del «sì» e quelle del «no». Ci auguriamo che questa impostazione molto comprensibile possa essere di aiuto ai lettori.
Andrea Fagioli