Verso il referendum sulla Costituzione che però si annuncia politico
Caro direttore, con molto piacere ho letto gli articoli dedicati alla riforma della Carta costituzionale recentemente approvata definitivamente dal Parlamento e che in autunno sarà sottoposta a referendum. La invito a continuare, per aiutare noi cittadini a comprendere come sarà strutturato il nostro Paese, dal punto di vista istituzionale. Sarebbe molto importante poter confrontare i «vecchi articoli» con quelli nuovi e capire le conseguenze che la nuova legge elettorale porterà nella vita democratica del nostro Paese. Le chiedo questo, caro direttore, perché il presidente del Consiglio dei ministri ha chiaramente dichiarato che il prossimo referendum sarà un giudizio sul suo operato: i primi ministri passano, ma la Carta costituzionale resta e noi cittadini vogliamo votare sulla Costituzione e non su altre questioni.
Andrea Camiciottoli
La Costituzione italiana è certamente una Costituzione moderna, ma mostra inevitabilmente i suoi anni e ha bisogno in alcune sue parti di essere modificata o completata. Cambiare la Costituzione è possibile, ma le procedure sono lunghe e complesse dato che la costituzione ha un valore che deve essere difeso dalle mode del momento per questo la modifica prevede percorsi diversi rispetto le leggi ordinarie. Infatti questa rigidità della Costituzione repubblicana fa in modo che essa non possa restare facilmente esposta al volere di maggioranze occasionali e mutevoli nel tempo. Ritengo che la nostra sia sicuramente una buona Costituzione. Tuttavia dopo settant’anni anche il miglior documento costituente ha bisogno di qualche aggiornamento e cambiamento per renderla attuale alla sfida dei tempi.
M.P.
Faremo del nostro meglio per continuare a spiegare la riforma costituzionale in atto. Ma già nei numeri scorsi, come riconosce il nostro lettore, ci sono stati diversi articoli e soprattutto c’è stata, nel numero 14 del 24 aprile, una pagina molto dettagliata, con schemi e sintesi, che illustrava bene le novità previste. Certo è che il referendum del prossimo ottobre avrà una valenza politica. È stato lo stesso presidente del Consiglio a imporla. È vero, come si dice nella lettera, che i primi ministri passano e la Costituzione resta, ma è anche vero che Renzi attribuisce alla consultazione referendaria il valore di un giudizio sul suo operato. Lo dimostra anche il fatto che la campagna elettorale è partita per tempo lunedì scorso da Firenze. Nell’occasione il premier ha spiegato di voler portare «gli italiani a votare e a votare per dire “sì” al futuro e “no” alla vecchia politica». Quindi un voto politico. Ma noi, promesso, continueremo a guardare ai contenuti della riforma.
Andrea Fagioli