No alla trasformazione delle chiese in moschee
Gentile direttore, l’iniziativa di due parroci pistoiesi di accogliere dei profughi nelle loro parrocchie è lodevole, ma l’idea di allestire degli spazi di preghiera nelle Chiese per i fedeli musulmani è incomprensibile. E come ha detto il Vescovo di Pistoia può creare situazioni di confusione che non aiutano all’accoglienza. A volte alcuni preti peccano di eccessivo zelo e, a essere maligni, di mania di protagonismo. Papa Francesco ha invitato le parrocchie a ospitare, per quanto possibile, i profughi, ma non ha mai detto di trasformare le Chiese in moschee. Probabilmente anche gli stessi musulmani preferiscono pregare in luoghi a loro più confacenti.
Alfio Bettin
Sulla vicenda è intervenuto direttamente il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, e poi anche la Conferenza episcopale toscana. «In merito a quanto vediamo scritto sui giornali o riferito da vari mezzi di comunicazione, si precisa – ha scritto Tardelli – che la doverosa, necessaria e rispettosa accoglienza delle persone che professano altri culti e religioni non si fa offrendo spazi per la preghiera all’interno delle chiese destinate alla liturgia e all’incontro della comunità cristiana. Per quella si possono trovare benissimo altri spazi e altri luoghi ben più adatti e più rispettosi anche di chi ha un’altra fede. I motivi sono tanti e talmente ovvi che non è necessario nemmeno richiamarli. I sacerdoti coinvolti in questa vicenda hanno ribadito che il loro pensiero e la loro volontà di apertura agli immigrati sono stati travisati, dal momento che non è assolutamente loro intenzione creare situazioni di confusione che non aiutano certo l’accoglienza. Sono per altro ben consapevoli della necessità di agire in questo campo con grande attenzione e rispetto sia di chi viene che della popolazione residente al fine di realizzare una vera integrazione sociale».
«I Vescovi toscani – si legge nel comunicato che pubblichiamo integralmente – hanno ribadito e incoraggiato l’impegno delle comunità ecclesiali della regione per l’accoglienza e per una piena integrazione di chi bussa alle nostre porte, nel rispetto delle differenze culturali e religiose. Il che tuttavia non può implicare l’esercizio di atti di culto di altre religioni in luoghi di culto cattolici: l’accoglienza si fa nel rispetto delle diverse identità, senza confusioni che offenderebbero in primo luogo le stesse persone accolte».
Andrea Fagioli