Ribadire i «fondamentali» della fede cristiana

Caro direttore, in occasione dell’Anno Santo in questa situazione confusionaria in cui circolano tante opinioni spesso non ortodosse sulla nostra Dottrina, sarebbe bene rivedere l’insegnamento del Catechismo a grandi e piccini. La delega ai catechisti laici è cosa buona se questi soggetti sono stati vagliati e filtrati ferocemente per verificarne l’ortodossia. Diversamente il Catechismo deve essere insegnato dai consacrati anche se con molto sacrificio rinunciando ad altri lavori più facilmente delegabili ai laici. Il tempo, se si vuole, si trova per le cose serie.

Spesso si sentono in giro idee un po’ confuse, di parte e sbagliate sulla nostra fede. Talvolta si tratta di idee meramente politiche e sociali ma non coniugate con il cattolicesimo. Talvolta queste idee infettano le menti semplici, specialmente quelle dei bambini che se le trascineranno per tutta la vita. Il vaglio dei catechisti deve essere feroce e controllato, diversamente tocca ai sacerdoti iniziare a ricatechizzare grandi e piccini. I sacerdoti potrebbero farlo specialmente alle omelie domenicali per almeno dieci minuti ricordando a tutti quale è il bene e quale è il male, quali sono i Comandamenti, i Precetti della Chiesa, i Sacramenti. Un po’ alla volta bisogna tornare ad insegnare le verità immutabili dall’alto degli altari. Poi si commenteranno cinque minuti anche le letture domenicali. Ma bisogna fare come diceva il cardinale Elia Dalla Costa, a simiglianza di Isaia: «Non chiamerò mai male il bene né chiamerò mai bene il male».

Secondo anche quanto diceva il buon Gino Bartali: «Gli è tutto da rifare». L’ignoranza è molto diffusa e circolano troppe «verità costruite addosso a chi le vuole addomesticare per giustificare se stesso». È indispensabile ribadire le verità immutabili distinguendo nettamente bene da male senza compromessi con il mondo. Poi ognuno liberamente farà come vuole.

Gian Carlo Politi

La ringrazio, caro Politi, per questo suo richiamo ai «fondamentali» della nostra fede, ma ci sono alcuni passaggi nel suo ragionamento che accetto ma non condivido. Per prima cosa lei ribadisce per ben due volte che il vaglio dei catechisti deve essere «feroce». Capisco che debba essere rigido, ma feroce mi sembra un po’ troppo. A parte questo, darei un po’ più di fiducia ai laici e alla loro testimonianza. Certamente catechisti non ci si può improvvisare, ma a volte i parroci sono costretti a ricorrere anche ai meno preparati perché i più preparati spesso non si «abbassano» a tanto o si nascondono dietro la mancanza di tempo. Discorso diverso quello delle omelie, che possono, anzi devono essere collegate alle letture domenicali, anche perché vanno riportate alla realtà attuale dei credenti e in particolare alla specifica comunità di fedeli che si ha di fronte. In questo senso non ci dev’essere nessuna distinzione tra una prima e una seconda parte. Che poi quando il sacerdote parla lo faccia con la semplicità comprensibile anche ai bambini aiuterà nella riflessione pure gli adulti.

Andrea Fagioli