La famiglia tra sofferenza e generosità

A proposito del dibattito sulla famiglia svoltosi tra tante eccellentissime personalità della cultura cattolica e laica, tra cui monsignor Paglia e il senatore Massimo Livi Bacci, varrebbe la pena soffermarsi (o anche fermarsi un attimo se possibile) e riflettere se non ci sia stato in quel consesso nel quale si incontravano grandi esperienze, un punto di vista, un pensiero, un’opinione un po’ più particolare sull’argomento che non siano stati affrontati e analizzati: davvero la conferenza organizzata presso il Rettorato a Firenze è stata particolarmente importante e stimolatrice di suggestioni, così come il cardinale Giuseppe Betori a proposito delle parole di Papa Bergoglio.

Sarebbe però opportuno chiedersi quanto le famiglie italiane siano nel profondo consapevoli, o soltanto consapevoli, della giustezza di un dibattito sulla famiglia e dell’appropriatezza dell’uso di termini concettuali quali «crisi dell’istituzione familiare», «crisi del noi», «inadeguatezza» della famiglia a far fronte ai problemi complessi della vita attuale. Si tratta di un grande dilemma: è consapevole la famiglia che esiste un vulnus nella sua proposta educativa (nel senso latino del termine «e-duco») verso il mondo? Quanta sofferenza e quanta generosità la famiglia ha voglia di provare, per superare la crisi della cellula societaria primaria, cioè la famiglia stessa? Di quanta «voglia» di «soffrire» la famiglia ha intenzione di farsi carico, per elevare la propria compassione verso il mondo?

Potessimo fare uno studio, condurre delle interviste, appurare dati statistici, verificare storie personali, siamo certi che, viceversa, non sarebbe riscontrabile nella società di oggi soltanto presunzione, la presunzione che vede l’imperfezione nell’altro e mai in sé stesso, e modi di fare irrispettosi e violenti ? Saremmo capaci di spiegare e far comprendere il nesso importante tra sofferenza e generosità verso ogni aspetto della vita, quando viceversa vige per qualunque problema l’abitudine alla delega, in modo da poter scaricare la mente e il cuore da problemi e impegni non graditi?

Per quanto la famiglia di oggi sia sottoposta a pressioni molto forti che provengono dai media, dalla velocità degli accadimenti, dall’azzeramento delle distanze, paradossalmente a maggior ragione dovremmo riflettere sull’opportunità di, generosamente, condividere socialmente le proprie attenzioni verso le problematiche altrui e, simpaticamente (nel senso greco del termine), assumere la dimensione del «noi» come dimensione alternativa all’individualismo egocentrico e ottuso.

Simonetta  RovaiMagister in Governance politica(specializzata Università di Pisa)

Questa idea del nesso importante tra sofferenza e generosità a proposito della famiglia mi sembra interessante, gentile Simonetta. Non c’è dubbio che la famiglia viva un momento di difficoltà proprio per le pressioni esterne, per gli attacchi più o meno subdoli che subisce giorno dopo giorno provenienti da più parti: dalla politica come dai mezzi di comunicazione di massa.

La famiglia soffre, ma resta pur sempre il luogo del «noi», dove i problemi si condividono e si risolvono insieme. E questa è davvero l’unica alternativa all’individualismo che giustamente lei, Simonetta, definisce «egocentrico e ottuso».

Andrea Fagioli