Maria Cristina Ogier, un esempio di santità per i giovani
Ho letto davvero quasi tutto d’un fiato il libro scritto da Duccio Moschella sulla vita di Maria Cristina Ogier e sono rimasto profondamente commosso, perché mi ha fatto rivivere quegli anni, ormai lontani, pieni di tanti bei ricordi, in cui frequentavo la Comunità giovanile di San Giovannino dei Cavalieri, dove Maria Cristina è cresciuta ed ha percorso il suo cammino di fede guidato sempre da un grande sacerdote: don Giancarlo Setti. Il ricordo più vivo che mi è rimasto di lei è il suo grande amore verso i poveri ed i sofferenti, nei quali ha sempre saputo riconoscere il vero volto del Signore Gesù. Gli amici dell’Unitalsi di Firenze ne sono i più validi testimoni.
Non posso dimenticare l’impegno continuo e costante di Maria Cristina per acquistare il battello destinato alle necessità sanitarie del medico missionario cappuccino padre Pio Conti, per permettergli di attraversare il Rio delle Amazzoni e condurlo a visitare tanti malati che altrimenti non avrebbero potuto curarsi. In quegli anni facevo parte dell’Ufficio missionario della diocesi di Firenze e mi occupavo di progetti missionari nel sud del mondo.
Ricordo molto bene le telefonate della cara Maria Cristina affinché l’aiutassi a realizzare questo sogno. Dinanzi alla sua insistenza, le feci capire che ci sarebbe voluto un po’ di tempo per trovare i denari necessari, ma lei subito mi rispose che i poveri e gli ammalati non potevano aspettare. Anche in questa occasione aveva ragione e l’Ufficio missionario diocesano fece la sua parte tramite don Giancarlo Setti.
Dopo aver letto il libro di Duccio Moschella Maria Cristina Ogier – Il più felice dei miei giorni mi sono venute subito in mente le parole di Santa Teresa del Bambino Gesù, che piacevano tanto a don Setti: «Non ho dato a Dio che amore, Egli mi renderà l’Amore».
Ritengo che in queste parole ci sia il riassunto del libro scritto molto bene dall’amico giornalista, poiché la vita di questa ragazza è stata davvero una bellissima storia d’amore.
Mauro Barsi
Caro Mauro, del libro dell’amico e collega Duccio Moschella abbiamo già parlato sul settimanale, ma la tua lettera ci offre l’opportunità, che accogliamo ben volentieri, di tornare a parlarne e di ricordare anche la Sef, la Società editrice fiorentina, che lo ha pubblicato e che si sta distinguendo per l’attenzione che dedica a personaggi che hanno fatto e fanno la storia delle nostre diocesi. Ma oltre a questo, fa piacere tornare a parlare di una figura come quella di Maria Cristina Ogier, la cui testimonianza ha un valore inversamente proporzionale alla sua breve vita terrena, conclusasi ancora prima del compimento dei 19 anni. Era infatti nata il 9 marzo 1955 ed è morta l’8 gennaio 1974 per un tumore che l’aveva colpita da piccolissima. In quei pochi anni di vita, oltre a «sognare il Paradiso», ha realizzato imprese gigantesche per i poveri e i sofferenti alle quali tu, caro Mauro, fai giustamento riferimento.
A pochi giorni dalla celebrazione della Giornata per la vita, vorrei anche ricordare che proprio il Centro di aiuto alla vita di Firenze, fondato 40 anni fa tra gli altri dal professor Enrico Ogier, porta il nome della figlia Maria Cristina, di cui è stata avviata anche la fase diocesana della causa di beatificazione. Perché Maria Cristina Ogier, come si legge nel risvolto del libro di Duccio Moschella, è «un esempio, soprattutto per i giovani, di come i cammini di santità non siano impossibili».
Andrea Fagioli