I cattolici, il voto europeo e il Movimento 5 stelle

Non voglio sentirmi dire «vai a votare» come se non farlo fosse un «peccato capitale», uno spregevole atto di pigrizia o peggio ancora di disfattismo o di disprezzo per le istituzioni. No, non è con questo stimolo che mi si invita ad esprimere col mio voto la preferenza verso questo o quel partito per fargli mandare qualche parlamentare in Europa, ma in ben altro modo. Se avessi notato per esempio un qualche interesse verso questi un programma di difesa verso l’istituzione della famiglia tradizionale che non va confusa o peggio ancora svilita dal volerla equiparare a quella omosessuale, così che venga a perdere quella sua aura di sacralità e di importanza vitale per la Nazione, ebbene andrei a votare. Se vedessi che nelle scuole si equipara l’ora di religione alle altre materie umanistiche, quale importante componente della formazione di veri cittadini europei, andrei a votare. Se le pensioni fossero distribuite a ricchi e poveri in uguale misura tanto da far dire ai primi «a che mi serve?», mentre i secondi avrebbero finalmente raggiunto il massimo della giustizia sociale, andrei a votare. Se vedessi infine che non si vanno a centellinare gli incrementi allo stipendio dei lavoratori in ragione di pochi euro al mese come avviene adesso, in attesa che per averne altri si dia il voto a questo piuttosto che a quello, ebbene anch’io andrei a votare.

Franco MasiniLucca

Caro direttore, nel suo editoriale sulle elezioni europee lei diceva che si potevano individuare candidati di fiducia, magari vicini al mondo cattolico, nei due schieramenti principali, il Ppe e il Pse, ma non tra gli schieramenti degli «euroscettici» compreso il Movimento 5 stelle. Ora mi domando e le domando se lei ha mai pensato che tra gli elettori dei 5 stelle ci possano essere anche i cattolici? Per quanto possa valere, io sono tra questi. Non mi sembra che negli ultimi anni gli altri partiti abbiano dato dimostrazione di efficienza o di grande moralità. La voglia di fare un po’ di pulito in questa politica credo sia condivisa da tanti, cattolici compresi. Perché allora non dovrei votare 5 stelle? Nel suo articolo lei diceva di non avere la presunzione di dare consigli. A me sembra invece che la presunzione l’abbia avuta.

Lettera firmataindirizzo email

Parto da questa seconda lettera ringraziando l’amico lettore di cui, per sua richiesta, evitiamo la firma pubblica. Per quanto mi riguarda, la domanda a cui fa riferimento me la sono fatta, ma non ho difficoltà a ribadire quanto scritto, ovvero che il Movimento 5 stelle non è il riferimento giusto. E visto che mi accusa di presunzione, questa volta ho la presunzione di dire che non è il riferimento giusto proprio per i cattolici che dovrebbero fare del bene comune la loro bussola.

Personalmente sono stanco di chi vuole solo distruggere senza dire come poi ricostruire. E questo vale in tante altre situazioni anche al di fuori della politica. Troppo facile sparare a zero su tutto e tutti, senza prendersi nessuna responsabilità. Per non parlare delle continue pagliacciate che sono diventate l’unico modo dei 5 stelle di affrontare i dibattiti parlamentari in Italia e probabilmente lo diventeranno anche in Europa. Infatti, quell’oltre 21% ottenuto alle elezioni di domenica scorsa, che a detta di molti non sarebbe un gran risultato per i 5 stelle o addirittura un flop (di fatto è pur sempre il secondo partito italiano), porterà comunque deputati grillini a Strasburgo, che andranno direttamente o indirettamente a dare una mano agli «euroscettici» che arriveranno soprattutto dalla Francia e dalla Gran Bretagna dove hanno trionfato rispettivamente il Front National di Marine Le Pen e l’Ukip di Nigel Farage. Per fortuna la tendenza non è generalizzata.

L’Unione europea non crollerà. Tante cose in Europa non vanno, lo ripeto soprattutto per l’amico Masini, ma i cristiani per primi devono sentirsi responsabili di portare avanti un sogno e di collaborare alla costruzione di un vero sistema politico europeo oltre a far valere i propri ideali sulla famiglia, sulla religione e sull’equità delle pensioni o degli stipendi. A non votare si finisce per delegare totalmente agli altri, anche a quelli che non la pensano come noi.

Andrea Fagioli