Le unioni di fatto non sono una priorità
Ho letto sulla stampa un’importante notizia riguardante il segretario del Pd, Matteo Renzi. Questo «homo novus» della politica che si sta attirando la simpatia e il credito di molti elettori di destra e di sinistra, ha ritenuto bene porre, fra le sue prime proposte, quella riguardante le unioni civili, etero ed omosessuali, proposta che in questo momento non può essere considerata fra quelle prioritarie per questo paese che ha ben altri difficili problemi da affrontare. Certo che da un cattolico come il sindaco Renzi mi sarei aspettata un’uscita politica ben diversa, ma tant’è: è il segretario di un partito in cui l’ala laicista, che è molto forte, avrà fatto le sue brave pressioni. Ed altre ne farà sicuramente.
Ho cercato di riflettere su questa notizia senza pesantezze ideologiche. È ovvio che un laico spinga per vedere realizzate leggi che siano la diretta conseguenza della sua visione antropologica. Secondo tale visione la società è in continua evoluzione e quindi è naturale che anche il concetto di famiglia col tempo muti. D’altra parte sappiamo bene che i matrimoni, religiosi o civili, sono in forte calo, per non dire in picchiata e i giovani si stanno indirizzando nella maggior parte dei casi verso convivenze e coppie di fatto. È la famosa società «del provvisorio» di cui tanto ci parla papa Francesco.
Un cattolico dovrebbe avere una visione diversa: per lui la famiglia basata sul matrimonio fra un uomo ed una donna è la base del vivere civile e religioso perché per lui il matrimonio non è un contratto, ma un sacramento, forte e potente e la famiglia tradizionale è la cellula su cui poggia la sua visione di società. Mi si può controbattere che se uno non crede in questi valori, non possono essergli imposti. Lo Stato è laico e deve tenere distinta la sfera religiosa da quella politica. Bene. Però permettete che rimanga molto delusa quando un politico che si definisce cattolico si fa portatore, fra le sue prime proposte, proprio di tali istanze. Non credo che i cattolici riusciranno a tamponare questa nuova falla, come non ci riuscirono ai tempi del referendum sul divorzio e sull’aborto. L’elefantiasi dei diritti, di stampo radicale, ormai si è fatta largo ed ha radici profonde anche nel nostro paese. Ma che fosse proprio il cattolico Renzi a farsene portatore, appena eletto segretario del suo partito, e forse futuro candidato premier, questo proprio se lo poteva risparmiare. Forse sarebbe bene che i delusi dell’ex Pdl, che oggi guardano con molta simpatia all’attuale segretario del Pd e forse futuro candidato premier, riflettano bene quando andranno al voto.
Gentile Daniela, lungi da me l’idea di valutare il grado di cattolicità degli altri. Dico solo che sulla formazione di Matteo Renzi non avrei dubbi, così come non gli avrei sul fatto che lui, personalmente, creda nel valore della famiglia e per se stesso consideri il matrimonio un sacramento. A maggior ragione, anche a me, è sembrato fuori luogo mettere una rivendicazione del genere tra le urgenze del momento, che invece sono ben altre, a partire dal lavoro e proprio dalla famiglia. Lavoro e famiglia è un binomio dal quale non si può prescindere. «Nessuno più ormai nega che senza la tenuta delle famiglie italiane, senza la rete di solidarietà interna fondata sui legami tra le generazioni, il peso inflitto dalla crisi apertasi nel 2008 sarebbe stato intollerabile e la sofferenza sociale – notava Gianfranco Marcelli su “Avvenire” – avrebbe toccato ben altri livelli rispetto a quelli, pur acuti, fin qui sperimentati». Forse è vero che Renzi ha dovuto pagare dazio a una parte del partito. Tra l’altro, l’aver posto in questi termini la questione del riconoscimento delle unioni di fatto, a cominciare da quelle tra persone dello stesso sesso, potrebbe creare tra le forze politiche una tensione tale da mettere a repentaglio le vere priorità tra cui anche quella di una nuova legge elettorale per la quale bisogna invece dare atto a Renzi di aver imposto una forte accelerazione.
Andrea Fagioli