Le vittime innocenti e il nostro riscaldamento
Personalmente in questo momento sento che la mia responsabilità è chiamata in causa sul perché di tante anonime vittime innocenti di questo sciagurato intervento militare in Afghanistan più che sul mio riscaldamento (a cui per altro rinuncerei volentieri se servisse a dare dieci gradi di caldo ai profughi che stanno affrontando l’inverno sotto le tende).
Mi rimane difficile conciliare l’apertura del titolo dell’articolo in questione «i credenti di fronte a guerra e terrorismo» con le affermazioni del prof. Rumi. Se potesse aiutarmi a chiarire Le sarei grato.
Di fronte agli avvenimenti che ci hanno coinvolto dopo l’11 settembre e che hanno posto tanti interrogativi alla nostra coscienza, ci è sembrato che impegno del Settimanale fosse il far riflettere, l’aiutare a capire. Prima di tutto informando: dal n. 32 del 16 settembre ad oggi ben 52 pagine sono state dedicate a questo argomento, analizzato da varie angolazioni, aiutati anche dai commenti sempre puntuali di vari esperti.
Ci sembra che su questi punti dovrebbe necessariamente registrarsi convergenza piena tra i cristiani. C’è però un problema che il Papa esplicita sempre nel messaggio citato al paragrafo 5 ed è «il diritto a difendersi dal terrorismo». Questo fenomeno si combatte, prima di tutto, «con un impegno sul piano politico, diplomatico ed economico per risolvere con coraggio e determinazione le eventuali situazioni di oppressione e di emarginazione», ma il diritto a difendersi resta.