Il vero problema è l’ingiustizia mondiale
Questo modo di produzione consuma le risorse della terra per produrre cose inutili (armi, produzioni simili, accessori, ecc.) e non produce abbastanza per i bisogni reali della gente (case, alimenti, vestiario, sanità, scuole). Verrà il momento in cui bisognerà chiedersi: cosa e quanto produrre. Ciò suppone l’eliminazione delle produzioni socialmente inutili e la definizione delle finalità economiche a partire dai bisogni reali della gente, non da quelli artificiali suscitati dalla pubblicità.
Questo non significa «sviluppo zero» anche se alcune attività economiche dovranno essere eliminate. Lo sviluppo può divenire differenziato secondo le possibilità economiche e secondo i bisogni della collettività e della qualità della vita. Occorrerà produrre beni non obsoleti, ma duraturi nel tempo. Per questo cambiamento occorreranno valori etici comuni per tutti gli uomini, capaci di suscitare questo balzo culturale.
La politica dovrà assumere dei valori etici planetari. I cittadini dovranno esercitare un reale controllo dei loro rappresentanti politici ed economici. Questa nuova società, non basata più sul profitto e la competizione, sarà meno criminosa di quella attuale, perciò le istituzioni della giustizia e polizia andranno riadattate a questo nuovo modo di vita.
L’esercito, che comporta il dispendio di grosse risorse economiche, andrebbe eliminato e sostituito da una difesa popolare non armata, che svolga anche un ruolo di protezione civile del territorio.
L’esigenza che lei pone è sacrosanta: quanto avvenuto l’11 settembre dovrebbe scuotere i Paesi ricchi e far loro capire che è necessario ripensare i rapporti tra le nazioni e i modelli economici finora imposti. Ma ricordiamoci sempre che una società perfetta, dove sia bandito per sempre l’egoismo dell’uomo, non è di questo mondo.