Dove volete spingere il mondo cattolico?

Caro Direttore,ho letto su TOSCANAoggi, giornale del quale sono abituale lettore, l’articolo di fondo a firma del vostro collaboratore Franco Cardini.

Tale articolo mi ha profondamente indignato. Egli giunge, nientemeno, a mettere sullo stesso piano Osama Bin Laden e Bush, vale a dire un assassino ed il Presidente di uno Stato al quale l’Italia deve moltissimo, che ci ha liberati dalla dittatura e, nonostante fossimo stati suoi nemici, ci ha sempre aiutati, difendendo non solo la nostra libertà, ma anche quella del mondo.ù

Comunque, questo articolo non mi meraviglia. Da un po’ di tempo vi sono molti cattolici che, seguendo l’esempio di alcuni pretucoli, vanno sottobraccio ad Agnoletto e a Casarini. Quello che mi meraviglia è che Lei permetta a tali persone di scrivere in un giornale cattolico, esprimendo in prima pagina, certe idee. Le assicuro che non so capire dove volete spingere il mondo cattolico.

Marco LucarelliLivorno Abbiamo sempre grande rispetto per i nostri lettori e le loro idee, anche quando non le condividiamo. Ma non possiamo tacere di fronte ad accuse così grossolane. Il professor Franco Cardini, della cui collaborazione siamo davvero orgogliosi, è uno storico di chiara fama oltre che un esperto di islamismo. Si può dissentire dalle sue opinioni, ma non mettere in dubbio la sua competenza e onestà intellettuale. E mi creda, non ha davvero niente a che vedere con i vari Agnoletto e Casarini.Quanto poi all’articolo contestato, pensiamo si riferisca al fondo del 21 ottobre che prendeva lo spunto dallo sceneggiato sulle Crociate (del quale Cardini era consulente) per riflettere anche sulle vicende attuali. Non è affatto vero che metta sullo stesso piano Bin Laden e Bush. Dice invece che entrambi sbagliano quando usano la parola «crociata» per descrivere lo scontro in atto tra il terrorismo di matrice islamica e l’Occidente. Non metteva assolutamente in dubbio il «diritto» degli Stati Uniti di «dare una risposta ai loro aggressori», ma poneva alcune condizioni (concertare ad esempio la risposta con il resto delle nazioni civili) affinché quell’intervento non rischiasse «soltanto di prolungare ed estendere senza limiti un conflitto che appare privo di confini geopolitici». Preoccupazione che a distanza di oltre due mesi ci sentiamo ancora di condividere in pieno.