L’Europa, le frontiere e le dodici stelle

Caro Direttore,stamani ho ascoltato nella rubrica economica della Rai tre notizie, casualmente in ordine successivo. La prima: l’Argentina era dieci anni fa uno dei paesi più ricchi dell’America latina ma si trova nelle attuali ben note condizioni di povertà da quando le misure prese dall’Europa a favore delle proprie produzioni rendono troppo costosa la vendita del grano e del bestiame argentino sui mercati europei.

La seconda: gli autotrasportatori italiani protestano perché le restrizioni al transito dei veicoli pesanti nei trafori delle Alpi e attraverso l’Austria rendono troppo costoso trasportare nei paesi del centro e nord Europa i nostri meravigliosi prodotti.

Terza notizia: anche stamani la nebbia provoca difficoltà al traffico sugli Appennini e (aggiungo) anche oggi ogni chilo di arance che raggiungerà Bologna costerà qualcosa di più.

Tutto questo mi ha ricordato un lezione che il professor Romano Prodi tenne dieci anni fa a Firenze nella prima conferenza mondiale delle Misericordie. Quella lezione mi riportava alla memoria gli insegnamenti del professor Ernesto Galli e quelli dei grandi economisti toscani di due secoli fa. Riassumo: attenzione, disse allora Romano Prodi, perché ci sono in Europa potenze economiche che vogliono distruggere tra noi le barriere daziarie ma le vogliono egoisticamente spostare ai limiti del continente.

Così, disse allora Romano Prodi, i paesi dell’America Latina e quelli in via di sviluppo dell’Africa si avvieranno a crisi gravissime. E l’Italia ne ritrarrà a lungo andare a sua volta un forte danno. Ma allora, aggiunse Prodi, ci sarà anche un tentativo per spaccare l’Italia in due e lasciare in Europa soltanto l’Italia del nord economicamente più accessibile dai paesi centrali europei.

Ma per conoscere le parole esatte di Romano Prodi si può leggere la collezione dei vecchi numeri di TOSCANAoggi che fu uno dei pochi settimanali del tempo a cogliere subito il valore delle ammonizioni di Prodi.

Non so come commentare tutto questo. Ma certo vado ancora alle lezioni di un grandissimo italiano che a torto le nostre scuole quasi ignorano: Antonio Ludovico Muratori. Il progresso economico si ottiene con l’unità dei popoli ma questa non si ottiene affatto con le armi (come si illudono i terroristi di ogni tempo e di ogni fazione) ma con l’abolizione delle dogane che abbia come premessa l’abolizione anche delle barriere culturali.Forse la mia conclusione può sorprendere ma per me sono motivo di speranza quelle dodici stelle che mi passano ora tra le mani quando tocco gli Euro. Mi ricordano quelle che apparvero centocinquant’anni fa in un vecchio convento parigino. Quanti lo sanno? Perché nessuno ne ha parlato in questi giorni di quelle dodici stelline? Le ho scoperte anche in un corridoio della mia chiesa, Badia a Ripoli, dipinte pochi anni dopo l’evento parigino. Preghiamo perché chi era ornata con quelle dodici stelle ispiri davvero i cittadini d’Europa. Nereo LiveraniFirenze Non saprei dire quanta responsabilità abbia l’Europa sulla crisi argentina. Mi sembra però che le radici di quella crisi siano ben altre, a partire dalla scelta di convertibilità con il dollaro.Quanto poi al simbolo dell’Europa, per i cattolici è certamente suggestivo pensare che richiami le dodici stelle che secondo l’Apocalisse adornano la testa della Vergine, anche perché vennero adottate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, su proposta dei parlamentari dell’Assemblea Consultiva, proprio l’8 dicembre 1955, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Ma nonostante sia circolata anche la voce che l’ideatore fosse un devoto di Lourdes, le autorità europee hanno sempre negato che il riferimento fosse a Maria. In realtà il Consiglio d’Europa aveva pensato ad un cerchio di stelle pari al numero dei Paesi membri. La proposta venne però respinta perché la Saar non era ancora tornata sotto la sovranità tedesca e attribuirle una stella non era accettato da Bonn. D’altra parte non si volevano 13 stelle per questioni scaramantiche. Si decise così di fissare a dodici il numero delle stelle, come i segni dello Zodiaco, simbolo di tutti i popoli europei, anche di quelli che oggi non possono associarsi all’opera di unificazione e di pace.