Volontariato e anziani: non solo «buone azioni»

Caro Carlo, ti scrivo per esporti un mio problema. Faccio parte da qualche anno di un gruppo che svolge anche attività di volontariato presso un centro per anziani. Questo impegno mi dà molta soddisfazione, consentendomi tra l’altro di entrare in contatto con tante storie lontane dal mio «piccolo mondo». Il problema nasce dal fatto che l’anziano che vado a trovare – e non solo il mio! – ha alle spalle una vicenda familiare molto travagliata. Sento che potrei fare qualcosa per aiutarlo, a titolo personale; ma non so se questa sia la cosa giusta! Devo limitarmi ad un impegno in qualità di volontario, o pensi che potrei aiutarlo in quanto «amico»?Aspetto una tua indicazione. Grazie in anticipo!Giacomo ’76Firenze Caro Giacomo, non so se sono la persona giusta per darti indicazioni di questo tipo: dovresti magari confrontarti anche con chi ha la responsabilità del tuo gruppo di volontariato, sacerdote o laico che sia. La mia impressione, comunque, è che l’attività di volontariato con gli anziani non possa limitarsi alla «buona azione» della visita settimanale o mensile. È già tanto, d’accordo, ma se non nascono dei rapporti veri, serve a poco, e se invece nascono – com’è auspicabile e come del resto è capitato a te – allora devono implicare tutto quello che implica un’amicizia vera. Compreso, se serve, un aiuto anche concreto, che però non è detto debba essere «a titolo personale». Anche se con questo anziano sei tu ad avere un rapporto più stretto, credo che i suoi problemi – come quelli di altri, che a quanto dici non mancano – debbano investire in qualche modo l’intero gruppo di volontariato. È anche per questo che ti dicevo di verificare il da farsi con un responsabile, se c’è, o comunque assieme agli altri volontari. Se poi ci fosse un problema di riservatezza, non ti preoccupare: in ogni caso potresti poi essere tu a gestire l’eventuale «aiuto», senza creare inutili imbarazzi ma con la certezza di fare la cosa migliore, grazie al contributo di tutti.Carlo ContiPer «dialogare» con Carlo Conti basta scrivere agli indirizzi della redazione, con carta e penna alla vecchia maniera oppure per posta elettronica. Le lettere possono pertanto essere inviate per posta (Toscanaoggi, via dei Pucci 2, 50122 Firenze) oppure per fax (055-2776624) o per e-mail (redazione@toscanaoggi.it). L’importante è specificare il titolo della rubrica: «Il fratello maggiore».Per ulteriori informazioni è possibile telefonare allo 055-2776638.Puoi anche usare il nostro form, cliccando qui