Caro Direttore, sono un donatore di sangue iscritto all’Avis; quando ho visto il manifesto pubblicitario con la Madonnina piangente ho pensato di cancellarmi da tale associazione. Forte quindi è stato il mio stupore quando ho visto tale pubblicità anche sul vostro settimanale. Non mi considero un cattolico integralista e faccio presente che la «trovata» dell’Avis è stata considerata di cattivo gusto anche da cattolici non praticanti e da non credenti.Massimo Bertini maxruspa@tin.itCaro Direttore,sono un lettore e un abbonato a Toscana Oggi e mi permetto di chiedere la pubblicazione di questa mia in relazione alle lettere polemiche pubblicate sulla pubblicità dell’Avis (Madonnina con lacrima di sangue) apparsa in questi giorni in Firenze e anche su queste pagine. Senza ulteriormente polemizzare (non credo serva a molto) vorrei rivolgermi a coloro che hanno scritto e a quanti in questi termini si riconoscono, chiedendo loro se non hanno mai avuto il «piacere» di andare a donare sangue, pensando che, quando uno allunga il suo braccio in maniera che una parte così importante di se stesso sia trasfusa contribuendo a ridar vita o speranza a un suo simile che neppure conosce, in quell’attimo compie esclusivamente un gesto d’amore verso il prossimo. Questo gesto va al di sopra di qualsiasi immagine pubblicitaria sia negativa che positiva, perché questo gesto viene esclusivamente da qualcosa che abbiamo dentro. O l’abbiamo, e allora doniamo, o non l’abbiamo e allora accampiamo scuse con le immagini. E non credo che aiutando l’Avis a raccogliere il 3% sia solo un fatto statistico, ma contribuiamo affinché un 3% in più di sofferenti abbiano ancora speranza e salute.Paolo MarianiPresidente Avis Strada in Chianti (Fi)Nonostante quanto abbiamo scritto sul n. 27, in questa stessa rubrica, continuiamo a ricevere lettere sulla pubblicità dell’Avis, segno che forse è opportuno aggiungere qualcosa, pur confermando interamente quanto già detto. Che questa campagna pubblicitaria abbia urtato alcune sensibilità mi sembra un dato di fatto sul quale la stessa Avis farà bene a riflettere. Ma nessuno può pensare che l’intenzione dell’associazione sia stata quella di dileggiare i credenti. Il messaggio che voleva far passare (perché ogni pubblicità è la veicolazione di un messaggio) è positivo e condivisibile: non dobbiamo aspettarci che un problema come quello della mancanza di sangue venga risolto «dall’alto», tramite miracoli, dobbiamo darci da fare noi, compiendo un gesto di generosità.L’Avis e la Madonnina di Civitavecchia