Caro Direttore,a proposito dello sciopero della spesa e del vostro articolo («primo piano» n. 32 del 14 settembre), mi permetto alcune osservazioni.Prima di tutto è vero che tutto è aumentato: colpa dell’euro, della siccità, della situazione internazionale e molte altre cose fra cui una non cultura del fare la spesa.Mi permetto ancora di osservare che i prezzi sono aumentati in tutta Europa. In luglio, al tempo delle albicocche, un programma francese su Antenne 2, faceva le stesse osservazioni presso un mercatino rionale di Parigi: le albicocche costavano 3,99 euro come al supermercato «Esselunga» di Prato! – Siamo appena tornati dalle ferie e in Irlanda presso i supermercati Spar (la nostra Despar) i prezzi erano più alti che da noi.Osserverete un differente potere di acquisto fra un cittadino italiano, francese o irlandese? Forse, ma è certo che il problema è almeno europeo e, ecco la ragione che mi ha spinto a scrivervi: non è colpa del governo Berlusconi come un certo esponente della sinistra va dicendo in tutti i telegiornali.E allora mi piacerebbe fosse chiaro che questo sciopero, forse giusto, non si tramutasse in uno sciopero contro il governo, e sui giornali dovreste essere chiari.Ancora una osservazione, durante la siccità di questa estate da tutte le parti ci insegnavano a risparmiare acqua, c’è chi si è azzardato perfino a dire che rigovernare (anziché usare la lavastoviglie) faceva bene alla salute! Bene, allora insegnateci a fare la spesa e non a tuffarci sulle ciliege (a suo tempo) perché belle, perché mi fanno gola nonostante gli euro 12,50 al Kg.Gabriella Del CorsoPratoIl nostro «primo piano» si limitava a registrare un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti, senza per questo «buttarla in politica», né in un senso né nell’altro. Certo, quando si parla di «sciopero generale» può venire in mente che la controparte sia il governo. Ma nel caso «atipico» dello sciopero dei consumatori di martedì 16 settembre mi sembra che non ci siano connotazioni politiche: si vuol solo richiamare l’attenzione di tutti su questo problema, a partire dagli stessi consumatori.Certo, il governo non può tirarsi fuori. Non è colpa sua se ci sono stati tre mesi di siccità, ma la capacità di governare la si misura anche dal modo con cui si affrontano le varie emergenze. Le faccio un esempio, uscendo volutamente dal nostro Paese. In Francia, questa estate, sono morti per il gran caldo un numero davvero impressionante di anziani (11.435 secondo le statistiche ufficiali) che vivevano soli o in strutture sovraffollate e senza aria condizionata. Non è colpa del premier Jean-Pierre Raffarin se per tanti giorni la colonnina di mercurio è stata vicina ai 50°, ma il presidente Jacques Chirac, ha chiesto subito «al governo che le cause del dramma… siano analizzate in profondità, nella più totale trasparenza» e che «tutte le conseguenze necessarie dovranno esserne tratte in modo da prevenire la ripetizione di simili situazioni».