Fermiamo le stragi del sabato sera

Caro Direttore,per salvaguardare la vita di tanti nostri giovani e per risparmiare l’imperituro dolore bruciante dei loro cari, due parole a chi ha bocciato la proposta di legge per la chiusura anticipata, si fa per dire, delle discoteche. A mio avviso era una legge insufficiente, ma almeno aveva il pregio di un segnale posto sul nostro cammino per indicarci la direzione giusta. Un segnale di stop, un semaforo rosso, una limitazione della velocità ed un divieto di guida in stato di ebbrezza alcolica e o sotto l’effetto della droga sono quattro tra i tanti divieti che lo Stato ha il dovere ed il diritto di imporre per il bene comune. Ma mentre i primi tre sono tutti divieti oggettivi e pertanto incontestabili, il divieto di guida sotto l’effetto di alcol o droga è soggettivo. Inoltre, mentre per i primi tre divieti, per la prevenzione non si può fare altro che dislocarli lungo le strade, per il terzo divieto invece si può fare tanto di più. A maggior ragione, allora, spetta allo Stato rendere oggettivo anche questo divieto. Renderlo oggettivo ove può e dove il pericolo è maggiore, per esempio all’uscita delle discoteche.Alberto MarlianiScandicci (Fi)

La proposta di legge (promotore il ministro Giovanardi), a cui si fa riferimento, prevedeva come orario di chiusura per le discoteche di tutta Italia le tre del mattino in inverno e le quattro in estate. Era un tentativo di arginare le «stragi del sabato sera», come comunemente si dice e lo sono davvero: secondo dati Istat nei sabato notte del 2002 sono deceduti 277 giovani, tra i diciotto e i ventidue anni e i feriti, alcuni anche con lesioni permanenti, sono stati 10.044. Tutti questi incidenti si sono verificati all’alba. Sono numeri che fanno pensare: certo al dramma delle famiglie, ma anche alle potenzialità – spirituali, umane, lavorative – che questi giovani rappresentano, vanificate per una folle corsa dopo lo sballo in discoteca.

Fissare un orario di chiusura ragionevole e norme più severe per chi guida in stato di ebbrezza era il principio cardine della proposta di legge. La Camera, però, il 19 aprile ha approvato un emendamento della Lega Nord (votato anche dal centro-sinistra) che di fatto la svuota, rimettendo ogni decisione sugli orari ai singoli Comuni. La proposta torna quindi in Commissione, e probabilmente non se ne farà nulla. Sui giovani morti si piange, ma gli interessi non si toccano. Perché di interessi si tratta.

In Italia le discoteche, dislocate per lo più a Nord, sono circa 2 mila. Ogni fine settimana le frequentano 5 milioni di persone – in gran parte giovani, alcuni giovanissimi – con un giro d’affari di 1,4 miliardi di euro. Di qui la resistenza a ridurre questa fonte di guadagno e l’interesse della Lega Nord a non scontentare suoi possibili elettori, mentre l’opposizione coglie al balzo l’occasione di mettere in minoranza il Governo. Questo spiega, ma ovviamente non giustifica, le difficoltà che incontra ogni legge che tocca questi affari, soprattutto con le elezioni vicine.

È opportuno però, mentre si invocano leggi restrittive, chiederci perché questi stili di vita attraggano tanti giovani e quali siano le responsabilità e i compiti di noi adulti. Il nodo da sciogliere sta qui. Diversamente, i provvedimenti limitativi da soli non bastano.