Lo Statuto e i cattolici paurosi

Caro Direttore,dopo aver letto sul n. 29 del 27 luglio 2004 l’articolo sull’approvazione in Regione del nuovo statuto e soprattutto sulla parte che approva il riconoscimento delle coppie di fatto al pari della vera famiglia, mi sono deciso a scriverle. La Regione ha approvato il nuovo Statuto con 49 voti favorevoli, 2 contrari e 2 (Udc) astenuti. Chi ha votato a favore si disconosce da certi valori e chi si è astenuto si nasconde per paura. Questo non è l’impegno del cattolico in politica, ma è la paura del cattolico in politica! Non abbiamo il coraggio di portare Gesù fra le genti e con la solita moneta saremo ripagati. Per la pace in Iraq abbiamo sventolato dalle nostre case e nei tanti cortei la famosa bandiera a colori, quando ci siamo dimenticati che noi abbiamo un simbolo di pace che va oltre ogni simbolo, perché è una verità assoluta: la Croce di Cristo. Con Lui si ha la pace vera, dentro e fuori di noi; penso che su questo sia d’accordo, come il giornale che dirige. A proposito del giornale, che senza alcun dubbio si tratta di un settimanale cattolico, per quale motivo si fanno articoli di pura cronaca e non di espressione del nostro pensiero di essere cristiani? Forse che c’è paura a fare il cristiano? C’è paura che pochi rifacciano l’abbonamento?Gesù per le strade della Galilea non aveva paura di nessuno perché era nel giusto. E non solo si muoveva facendo «cronaca», ma impartiva lezioni di vita, facendo da guida a chi lo voleva seguire. Oggi noi siamo i suoi strumenti, ha bisogno di noi per salvare il mondo intero; ha bisogno del nostro amore, ha bisogno della nostra umiltà, ha bisogno del nostro cuore, ha bisogno delle nostre mani, ha bisogno delle nostre povertà, ha bisogno del «nostro giornale»; sì, anche del giornale, perché non debba entrare nelle nostre case per essere letto, ma essere letto per entrare nei nostri cuori. La pura cronaca la possiamo attingere su altri quotidiani, che guarda caso sono tutti di parte, così siamo certi che tutti conosciamo il pensiero degli altri ed il nostro non lo conosce nessuno.Giorgio AlbaniPelago (Fi) Per quale motivo su un settimanale cattolico si fanno articoli di pura cronaca e non espressione del nostro pensiero cristiano?». La sua, caro Albani, è una domanda che investe il ruolo stesso del giornale ed è bene quindi chiarire e precisare. Toscanaoggi offre, certo, al lettore un’informazione religiosa ampia e approfondita, con particolare riferimento alla dimensione diocesana, ma vuol essere anche attento alla realtà culturale, sociale e politica della Toscana, facendone conoscere i problemi, con un’attenzione particolare all’attività dell’Ente Regione, nella convinzione che oggi le decisioni del governo regionale investono, e per molti aspetti determinano, la nostra vita. Proprio per questo ci sforziamo di offrire ai lettori una panoramica ampia e puntuale ma – e qui non sono d’accordo con lei – mai di pura cronaca: gli avvenimenti – certo quelli più significativi – vengono sempre analizzati, approfonditi e valutati nella loro dimensione etica, in quell’ottica cristiana, a cui lei fa riferimento.La sua lettera prende le mosse da un articolo sul n. 29 che dà notizia della seconda e definitiva approvazione dello Statuto regionale. Proprio perché si tratta di un atto indubbiamente rilevante, ne abbiamo seguito il lungo iter con interventi di qualificati giuristi che ne hanno via via illustrato i vari punti. E alla prima approvazione ne abbiamo dato (sul n. 19) una valutazione complessiva, evidenziandone luci e ombre, anche qui con particolare riferimento alle dimensioni valoriali (solidarietà, sussidiarietà) e al tema della famiglia che per noi è solo quella fondata sul matrimonio. Lo Statuto la «tutela e la valorizza», ma al contempo «riconosce anche altre forme di convivenza». È una formula che non può essere approvata, perché forme di convivenza, non escluse quelle omosessuali, finiscono per essere equiparate alla famiglia, che merita invece il favor legis, in quanto – come ricordano i nostri Vescovi – «primaria esperienza della socialità umana, luogo naturale per la procreazione e l’educazione dei figli, espressione privilegiata della continuità della vita nonché della sussidiarietà tra generazioni, e perciò primo e fondamentale contributo alla società». Ora vedremo cosa succederà dopo che dello Statuto il Governo ha impugnato presso la Corte Costituzionale alcuni articoli, fra i quali quello che si riferisce al riconoscimento delle coppie di fatto. Ne seguiremo gli sviluppi e il nostro pensiero sarà esposto con chiarezza: e, mi creda, senza alcun timore.

Statuto, un pasticcio istituzionale