Il Corecom e il Consiglio regionale
Gentile Direttore, mi dispiace rasentare la «stucchevolezza», ma l’ampio articolo a firma M.B. su Toscana Oggi del 13 maggio ancora dedicato al Corecom mi impone di intervenire sull’argomento. Di nuovo. Per rispetto al Consiglio regionale, che ha deliberato, nel pieno rispetto della legge, la nomina dei quattro consiglieri di propria competenza. Deliberatamente, non entro nel merito della nomina del presidente: quanto di mia competenza è stato già reso pubblico da Toscana Oggi due settimane or sono. Altro, ex lege, attiene al Presidente della Giunta. Che se vorrà, interverrà. Evidentemente l’autore dell’articolo non ha dimestichezza con l’attività della Regione, né con quella, nello specifico, del Consiglio regionale. Né, altrettanto, con le questioni giuridiche (forse neanche i suoi «segugi», che, in quanto tali, sicuramente da qualcuno sguinzagliati!): nessuno degli atti assunti presenta vizi di legittimità rispetto alle norme date. Nessuno. Né quelli di competenza del Consiglio, né, per quanto mi è dato conoscere, quelli di competenza del Presidente della Giunta regionale. Altre interpretazioni potevano, e potrebbero, trovare eventuale soddisfazione fra Tar e Consiglio di Stato.
Nel merito della legge sulle nomine, l’autore, proprio perché sicuramente non aduso alle «cose» regionali, omette di riferire che la norma equipara, da oltre due anni, le autocandidature a quelle effettuate dai consiglieri, gruppi e dal Presidente della Giunta regionale. Mi permetto di aggiungere che il profilo di tutti i componenti il nuovo Corecom risponde all’esigenza di garantire la massima affidabilità nell’esercizio delle funzioni ad esso riconosciute: quelle proprie e, soprattutto, quelle delegate dall’Autorità Garante per le Comunicazioni, funzioni nelle quali giova una solida competenza in materia giuridico-amministrativa, piuttosto che negli ambiti, altrettanto rispettabilissimi, della «scienza» della comunicazione e di materia ad esse affini. Circa poi la critica alla trasparenza, il Consiglio regionale da anni ha un sito nel quale sono reperibili tutte le notizie sulle nomine. La conoscenza dei curricula è garantita da una normativa regionale sul diritto d’accesso ampiamente più aperta alla legittima curiosità dei cittadini di quella statale vigente. I motivi addotti dal signor o signora, non saprei M.B. a sostegno della sua insinuante critica, oggettivamente, non hanno fondamento. Cos’altro allora motiva una tale acrimonia? Attende, il Consiglio regionale, fiducioso, questa spiegazione. Con immutata stima.
Carissimo Presidente, i motivi per cui si siglano gli articoli possono essere tanti, compreso quello banale per non ripetere una firma già presente per esteso in altre parti del giornale. Rimane certo che io mi prendo la responsabilità di tutto quello che viene pubblicato. A chi rivolgersi quindi lo sa e lo ha dimostrato indirizzandomi la lettera. Sappiamo che «nessuno degli atti assunti» dal Consiglio regionale «presenta vizi di legittimità rispetto alle norme date». Anche per questo non abbiamo scritto che le candidature presentate dai gruppi politici non sono equiparabili alle autocandidature o alle candidature dalla società civile. Abbiamo solo notato che tutte le nomine Corecom (che è lo ricordiamo per i nostri lettori l’organo di governo, garanzia e controllo sul sistema delle comunicazioni in ambito regionale) appartengono di fatto (sottolineo di fatto) alla prima categoria.
Ciò non toglie nulla alla reale competenza dei membri, ma rimanda comunque a un problema più generale (la trasparenza delle nomine per le autorità di garanzia) che potrebbe essere aiutato in un modo preciso: pubblicando sui siti istituzionali tutti i curricula dei candidati. Resta l’interrogativo sul perché per la nomina del presidente (anche se lei formalmente se ne tira fuori) si sia utilizzata proprio la lettera «d» primo comma dell’articolo 7 della legge regionale 5/2008: quella che riguarda gli organi per cui occorre la «previa intesa». Ma la nomina del presidente Corecom ecco il punto non ha bisogno di «previa intesa». Perché dunque utilizzare questo escamotage?
Andrea Fagioli