Una teologia morale per la Chiesa «in uscita»
La fedeltà alle radici alfonsiane del vostro Istituto – ha detto il Papa – vi chiede un impegno ancora più convinto e generoso per una teologia morale animata dalla tensione missionaria della Chiesa «in uscita». Come Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) dobbiamo sempre evitare di lasciarci imprigionare in posizioni di scuola o in giudizi formulati «lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità» delle persone e delle famiglie. Con l’apostolo Paolo la teologia morale è chiamata a far sperimentare a tutti che «la legge dello Spirito, che dà la vita in Cristo Gesù», libera «dalla legge del peccato e della morte», per cui non possiamo «ricadere nella paura» avendo ricevuto «lo Spirito che rende figli adotttivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre» (Rm 8,2.15). E lo stesso Spirito fa sì che questa libertà non possa mai essere indifferenza nei riguardi di chi è nel bisogno, ma «cuore di prossimo» che si lascia interpellare ed è pronto a prendersene amorevole cura. La teologia morale in questi ultimi anni si è impegnata ad accogliere il forte monito del Concilio Vaticano II a «superare l’etica individualistica».
I passi compiuti devono spingerci ad affrontare con maggiore prontezza le nuove e gravi sfide derivanti dalla rapidità con cui si evolve la nostra società. Vorrei ricordare il grido della terra, violentata e ferita in mille modi dalla sfruttamento egoistico. La dimensione ecologica è una componente imprescindibile della responsabilità di ogni persona e di ogni nazione. Mi fa riflettere il fatto che quando ammistro la Riconciliazione – anche prima, quando lo facevo – raramente qualcuno si accusa di aver fatto violenza alla natura, alla terra, al creato. Non abbiamo ancora coscienza di questo peccato. E’ compito vostro farlo. La teologia morale deve fare propria l’urgenza di partecipare in maniera convinta a un comune sforzo per la cura della casa comune mediante vie praticabili di sviluppo integrale. Un dialogo e un impegno la ricerca morale è chiamata a compiere anche nei riguardi delle nuove possibilità che lo sviluppo delle scienze bio-mediche mette a disposizione dell’umanità. Non dovrà però mai venir meno la franca testimonianza del valore incondizionato di ogni vita, ribadendo che proprio la vita più debole e indifesa è quella che siamo chiamati a farci carico in maniera solidale e fiduciosa.