La vera libertà è quella dal proprio ego
Il Decalogo, promulgato nel Libro dell’Esodo, viene ripetuto nel Libro del Deuteronomio in modo pressoché identico, ad eccezione del terzo comandamento, dove compare una preziosa differenza: mentre nell’Esodo il motivo del riposo è la benedizione della creazione, nel Deuteronomio, invece, esso commemora la fine della schiavitù.
Che cos’è, però, la vera libertà? Consiste forse nella libertà di scelta? Certamente questa è una parte della libertà e ci impegniamo perché si assicurata ad ogni persona. Ma sappiamo bene che poter fare ciò che si desidera non basta per essere veramente liberi, e nemmeno felici. La vera libertà è molto di più. Infatti, c’è una schiavitù che incatena più di una prigione, più di una imposizione di qualsiasi genere: è la schiavitù dei proprio «ego». L’«ego» può diventare un aguzzino che tortura l’uomo ovunque sia e gli procura la più profonda oppressione, quella che si chiama peccato, che non è banale violazione di un codice, bensì il fallimento dell’esistenza e condizione di schiavi (Gv 8,34).
L’«ego», per esempio, pensiamo alle passioni umane: il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’iracondo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo, sono schiavi dei loro vizi che li tiranneggiano e li tormentano. Non c’è tregua per il goloso, perché la gola è l’ipocrisia dello stomaco, che è pieno ma ci fa credere che è vuoto. Non c’è tregua per il lussurioso che deve vivere di piacere; l’ansia del possesso distrugge l’avaro, sempre ammucchia soldi, facendo male agli altri; il fuoco dell’ira e il tarlo dell’invidia rovinano i rapporti umani. L’accidia che scansa ogni fatica rende incapaci di vivere; l’egocentrismo superbo scava un fosso tra se e gli altri. Chi è dunque il vero schiavo? Chi è colui che non conosce riposo? Chi non è capace di amare. Questi vizi, questi peccati, questo egoismo ci allontanano e ci fanno incapaci di amare.
Siamo schiavi di noi stessi e non possiamo amare, perché l’amore è sempre verso Dio e verso gli altri. Il terzo comandamento, che invita a celebrare nel riposo la liberazione, per noi cristiani è la profezia del Signore Gesù, che spezza la schiavitù interiore del peccato per rendere l’uomo capace di amare. L’amore rende liberi anche in carcere, anche se deboli e limitati. Questa è la libertà che riceviamo dal nostro Redentore, il Signore nostro Gesù Cristo.