Dio prima salva, poi chiede fiducia

Perché questa proclamazione che Dio fa di sé e della liberazione? Perché si arriva al Monte Sinai dopo aver attraversato il Mar Rosso: il Dio d’Isreale prima salva, poi chiede fiducia. Ossia: il Decalogo comincia dalla generosità di Dio. E capiamo l’importanza della prima dichiarazione: «Io sono il Signore, tuo Dio». C’è un possessivo, c’è una relazione, si appartiene. Dio non è un estraneo: è il tuo Dio. Questo illumina tutto il Decalogo e svela anche il segreto dell’agire cristiano, perché è lo stesso atteggiamento di Gesù che dice: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,9). Cristo è l’amato del Padre e ci ama di quell’amore. Spesso le nostre opere falliscono perché partiamo da noi stessi e non dalla gratitudine. E chi parte da sé stesso, dove arriva? Arriva a sé stesso! E’ incapace di fare strada, torna su di sé. La vita cristiana è anzitutto la risposta grata a un Padre generoso. I cristiani che seguono soltanto dei «doveri» denunciano di non avere un rapporto personale con Dio che è «nostro».

Qual è il fondamento dei doveri? E’ l’amore di Dio Padre, che prima dà, poi comanda. La formazione cristiana non è basata sulla forza di volontà, ma sull’accoglienza della salvezza. La gratitudine è un tratto caratteristico del cuore visitato dallo Spirito Santo; per obbedire a Dio bisogna primariamente ricordare i suoi benefici. Dice San Basilio Magno: “Chi non lascia cadere nell’oblio tali benefici, si orienta verso la buona virtù e verso ogni opera di giustizia”. Dove ci porta tutto ciò? A fare esercizio di memoria: quante cose belle ha fatto Dio per ognuno di noi! Qualcuno può percepire di non aver ancora fatto una vera esperienza della liberazione offerta da Dio, cioè di sentirsi schiavo, come gli Isrealiti che gemettero per la loro schiavitù e alzarono grida di lamento che salirono a Dio e Dio li ascoltò (cfr. Es 2,23-25). L’azione liberatrice di Dio posta all’inizio del Decalogo è la risposta a questo lamento. Noi non ci salviamo da soli, ma da noi può partire un grido di aiuto, per essere liberati dall’egoismo e dal peccato. Dio attende quel grido, perché può e vuole spezzare le nostre catene.