La Chiesa combatte l’antisemitismo
Francesco ha ricordato come già i suoi predecessori San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano incontrato delegazioni di questa organizzazione, che intrattiene rapporti con la Santa Sede dal tempo del Concilio Vaticano II.
Il nostro incontrarci – ha proseguito Papa Francesco- è un’ulteriore testimonianza, oltre che dell’impegno comune, della forza benefica della riconciliazione, che risana e trasforma le relazioni. Se la cultura dell’incontro e della riconciliazione genera vita e produce speranza, la non-cultura dell’odio semina morte e disperazione. Lo scorso anno mi sono recato al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Non ci sono parole e pensieri adeguati di fronte a simili orrori della crudeltà e del peccato; c’è la preghiera, perché Dio abbia pietà e perché tali tragedie non si ripetano. Per questo continuiamo ad aiutarci gli uni gli altri, come auspicava San Giovanni Paolo II, ad «abilitare la memoria a svolgere il suo necessario ruolo nel processo di costruzione di un futuro nel quale l’indicibile iniquità della Shoah non sia più possibile». Purtroppo, l’atteggiamento antisemitico, che nuovamente deploro, in ogni sua forma, come contrario in tutto ai principi cristiani e ad ogni visione che sia degna dell’uomo, è tutt’oggi ancora diffuso. Ribadisco che la Chiesa cattolica si sente particolarmente in dovere di fare quanto in suo potere, insieme ai nostri amici ebrei, per respingere le tendenze antisemite.
Oggi, più che in passato, la lotta all’antisemitismo può fruire di strumenti efficaci, come l’informazione e la formazione. Custodite il sacro tesoro di ogni vita umana, dal concepimento sino alla fine, tutelandone la dignità, è la via migliore per prevenire ogni forma violenta. Di fronte alla troppa violenza che dilaga nel mondo, siamo chiamati a «un di più» di nonviolenza, che non significa passività, ma promozione attiva del bene. Infatti, se è necessario estirpare l’erba del male, è ancor più urgente seminare il bene: coltivare la giustizia e accrescere la concordia. A questo vi incoraggio, nella convinzione che mettere a disposizione i mezzi per una vita degna, favorendo dovunque la libertà di culto, anche proteggendo i credenti e le religioni da ogni manifestazione di violenza e di strumentalizzazione, è il migliore antidoto contro l’insorgere dell’odio.