Anche noi diciamo «Purificami, Signore»
Tutto ciò che quest’uomo considerato impuro fa e dice – ha affermato il Papa – è l’espressione della sua fede. Riconosce la potenza di Gesù: è sicuro che può sanarlo e che tutto dipende dalla sua volontà. Questa fede è la forza che gli ha permesso di rompere ogni convenzione (la lebbra, infatti, era considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda) e di cercare l’incontro con Gesù e, inginocchiandosi davanti a Lui, lo chiama «Signore».
La supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purchè accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa rimetterci alla sua infinita misericordia. Gesù è profondamente colpito da quell’uomo, stende la sua mano, lo tocca, dicendo: «Lo voglio, sii purificato», e immediatamente la lebbra scompare.
Dopo averlo guarito Gesù gli comanda di non parlarne con nessuno, e gli dice: «Va’ a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Questa disposizione di Gesù indica almeno tre cose. La prima: la grazia che agisce in noi non ricerca il sensazionalismo. Di solito essa si muove con discrezione e senza clamore. Per medicare le nostre ferite e guidarci sulla via della santità essa lavora modellando pazientemente il nostro cuore sul Cuore del Signore, così da assumerne sempre più i pensieri e i sentimenti. La seconda: facendo verificare ufficialmente l’avvenuta guarigione dai sacerdoti e celebrando il sacrificio espiatorio, il lebbroso viene riammesso nella comunità dei credenti e nella vita sociale. Il suo reintegro completa la guarigione. La terza: presentandosi ai sacerdoti il lebbroso rende loro testimonianza riguardo a Gesù e alla sua autorità messianica. La forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era un escluso adesso è uno di noi.
Pensiamo a noi, alle nostre miserie. Ognuno ha le proprie. Pensiamo con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia della buone maniere. Allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi!».