Rendere visibili i segni della presenza di Dio
Uno degli obiettivi che la Chiesa si pone in questo Anno Santo è quello di sentire forte la gioia di essere stati ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché ci eravamo smarriti. In tal modo rafforzeremo in noi la consapevolezza che la misericordia può contribuire realmente all’edificazione di un mondo più umano. Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana, il richiamo alla misericordia si fa più urgente e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia. Qualcuno – ha detto ancora il Papa – potrebbe chiedere: «La Chiesa in questo Anno non dovrebbe fare qualcosa di più? E’ giusto contemplare la misericordia di Dio, ma ci sono molti bisogni urgenti!».
C’è, in effetti, molto da fare e non ci si stanca mai di ricordarlo. Tuttavia occorre tener conto che, alla radice dell’oblio della misericordia, c’è sempre l’amor proprio. Nel mondo questo prende la forma della ricerca esclusiva dei propri interessi, di piaceri e onori uniti al voler accumulare ricchezze, mentre nella vita dei cristiani, si traveste spesso di ipocrisia e di mondanità. Tutto ciò è contrario alla misericordia. I moti dell’amor proprio, che rendono straniera la misericordia nel mondo, son talmente tanti e numerosi che sovente non siamo più neppure in grado di vederli come difetti e come peccato. Ecco perché è necessario riconoscere di essere peccatori, per rafforzare in noi la certezza della misericordia divina.
Auguriamoci che in questo Anno Santo ognuno di noi faccia esperienza della misericordia di Dio, per essere testimoni di quello che a Lui piace di più. È da ingenui credere che questo possa cambiare il mondo? Sì, umanamente parlando è da folli, ma «ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» ( I Cor 1,25).