La vita religiosa, scuola di preghiera

Il Papa ha esordito osservando che la vita religiosa, in quanto affonda le sue radici nella volontà di Cristo e nella tradizione comune della Chiesa indivisa, ha senza dubbio una vocazione particolare nella promozione dell’unità dei cristiani. Non è d’altronde un caso che numerosi pionieri dell’ecumenismo siano stati uomini e donne consacrati. Alla vita religiosa appartiene la ricerca dell’unione con Dio e dell’unità all’interno della comunità fraterna, realizzando così in modo esemplare la preghiera del Signore: «perché tutti siano una cosa sola» (Gv17,21). Ha poi ricordato che Sant’Agostino inizia la sua regola con un’affermazione molto eloquente: «Il motivo essenziale per cui vi siete riuniti insieme è che viviate unanimi nella casa e abbiate una sola anima e un sol cuore protesi verso Dio».

La vita religiosa – ha continuato Papa Francesco – ci mostra che questa unità non è frutto dei nostri sforzi: l’unità è un dono dello Spirito Santo, il Quale realizza l’unità nella diversità. Non c’è unità senza conversione. La vita religiosa ci rammenta che al centro di ogni ricerca di unità, e dunque di ogni sforzo ecumenico, vi è anzitutto la conversione del cuore. Essa in gran parte consiste in una conversione del nostro stesso sguardo: cercare di guardarci gli uni gli altri in Dio, e saperci mettere anche dal punto di vista dell’altro: ecco una duplice sfida legata alla ricerca dell’unità, sia all’intero delle comunità religiose, sia tra i cristiani di diverse tradizioni.

Non c’è unità senza preghiera. La vita religiosa è una scuola di preghiera. L’impegno ecumenico risponde, in primo luogo alla preghiera dello stesso Signore Gesù. Uno dei grandi promotori dell’Ottavario dell’unità, padre Paul Couturier (1881-1953), utilizzava un immagine che illustra bene il legame tra ecumenismo e vita religiosa: paragonava tutti coloro che pregano per l’unità ad un «monastero invisibile» che riunisce i cristiani di diverse Chiesa, di diversi Paesi e Continenti. Cercate di essere i primi animatori di questo «monastero invisibile». Non c’è unità senza santità di vita. La vita religiosa ci aiuta e prendere coscienza della chiamata rivolta a tutti i battezzati: la chiamata alla santità di vita, che è l’unico vero cammino verso l’unità.