Medio Oriente: mettere fine allo scontro che semina morte
Sono grato a Dio – ha esordito il Pontefice – per la fedeltà a Cristo, al Vangelo e alla Chiesa, di cui gli Orientali cattolici hanno dato prova lungo i secoli, affrontando ogni fatica per il nome cristiano, «conservando la fede» (2 Tm 4,6-8). Sono loro vicino con riconoscenza. Come i miei predecessori – ha proseguito – desidero incoraggiarvi e sostenervi nell’esercizio della carità, che è il solo motivo di vanto per i discepoli di Gesù. Questa carità scaturisce dall’amore di Dio in Cristo: la Croce ne è il vertice, segno luminoso della misericordia e della carità di Dio verso tutti, che è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo. Cari amici è questa la prima testimonianza che dobbiamo offrire nel nostro servizio a Dio e ai fratelli, e solo in questo modo ogni nostra azione sarà feconda. Continuate la vostra opera intelligente e premurosa nella realizzazione di progetti ben ponderati e coordinati, che diano l’opportuna priorità alla formazione, specialmente dei giovani. Ma non dimenticate mai che questi progetti devono essere il segno di quella professione dell’amore di Dio che costituisce l’identità cristiana. La Chiesa, nella molteplicità e ricchezza delle sue componenti e delle sue attività, non trova la sua sicurezza nei mezzi umani. La Chiesa è di Dio, ha fiducia nella sua presenza e nella sua azione, e porta al mondo la potenza di Dio che è quella dell’amore.
La vostra presenza – ha detto ancora Papa Francesco – mi porta con il cuore nei Luoghi Santi della nostra Redenzione, e ravviva in me la preoccupazione ecclesiale per la condizione di tanti fratelli e sorelle che vivono in una situazione di incertezza e di violenza che sembra interminabile e non risparmia gli innocenti e i più deboli. Vorrei rivolgere dal più profondo del mio cuore un appello ai responsabili dei popoli e degli organismi internazionali, ai credenti di ogni religione e agli uomini e alle donne di buona volontà perché si ponga fine ad ogni dolore, ad ogni discriminazione religiosa, culturale e sociale. Lo scontro che semina morte lasci lo spazio all’incontro e alla riconciliazione che porta vita. Vi chiedo di fare tutto il possibile per alleviare le gravi necessità delle popolazioni colpite, in particolare quelle siriane, proprio come Sant’Ignazio di Antiochia che chiedeva ai cristiani di Roma di ricordarsi nella preghiera della Chiesa di Siria.