Il padre Abramo, amico di Dio
A Dio che prende l’iniziativa e chiede un distacco dalle sue sicurezze, rappresentate dal paese, dai parenti e dalla casa, offrendo in cambio la promessa della discendenza, Abramo risponde senza esitazioni iniziando il viaggio da Ur (Iraq) verso la Palestina. Supera il momento difficile del mancato compimento della promessa, affidandosi ancora alla Parola che lo rassicura e lo rende giusto, un vero uomo nuovo. Il cambiamento del nome infatti allungato di una sillaba (Abram è trasformato in Abraham) lo muta da «mio padre è grande» a «padre di numerosi popoli» e «amico di Dio», secondo la lettera di Giacomo (2,23).
È reso capace di rivolgere al Signore una preghiera fiduciosa e audace per la salvezza della città di Sodoma, se essa avrà dieci giusti. Il vertice della fede è presente nel cosiddetto sacrificio di Isacco che fa scoprire un nuovo volto di Dio. Durante la prova Abramo conosce un Dio contrario ai sacrifici dei figli e desideroso soltanto di una fiducia incondizionata; lo sperimenta fedele alle promesse anche quando sembra che sia lui a distruggerle, e pronto a donare il proprio figlio unigenito, come spiegherà Paolo (Rm 8,32); avendo preso coscienza di avere immiserito l’immagine di Dio, guarda al futuro con serenità convinto ormai che nessuna avversità umana potrà ostacolare la realizzazione della promessa.
È delineato così in Abramo un cammino quaresimale di fede nella Parola, ascoltata, pregata, tradotta nella vita. La meditazione dei testi biblici relativi al patriarca o, se si preferisce la lettura del libro dell’Esodo efficace nel rivelare il Dio liberatore, può essere un programma quanto mai adatto per giungere all’esperienza di Cristo risorto.