Il risveglio della Samaritana
Gesù si rivela maestro del dialogo. Risveglia nella donna la coscienza di essere utile, le lascia intravedere realtà più appaganti («se conoscessi il dono di Dio») nell’acqua viva della sua parola, fino a desiderarla prima ancora di conoscerla. «Signore, dammi di quest’acqua». Non ne capisce ancora il valore, eppure incomincia a fidarsi della persona che le parla e i suoi desideri sono risposte. Per interiorizzare il dono di Dio ha bisogno di colmare due gravi lacune, quella dei costumi, ammettendo sinceramente di avere avuto cinque uomini e di continuare con un sesto una relazione immorale e quella della fede, accettando di risolvere i suoi dubbi religiosi. A lei che riteneva essenziale il luogo della preghiera Gesù risponde: «è giunto il momento in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4,23). Il rapporto con Dio cioè non deve essere solo interiore e sincero, come già esigevano i profeti, ma anche costruito dallo Spirito che guida alla verità tutta intera. La donna, nello svolgimento del colloquio, conosce Gesù come rivelatore, profeta e Messia, sorpassando Nicodemo partito avvantaggiato. Essa giunge al pozzo peccatrice e riparte missionaria presso i suoi concittadini: questo avviene ogni volta che la miseria si trova davanti alla misericordia ed è disposta a lasciarsi trasformare.