Daniele, il coraggio della fede

DI BENITO MARCONCINIDaniele è ricordato nella Bibbia assieme a Noé e Giobbe, come uomo giusto e retto del passato lontano (Ezechiele 14,14) e come sapiente capace di mettere in luce la stoltezza del re di Tiro (Ez 28,3). Compare anche nei documenti scoperti nel 1929 d.C. sulla costa siriana nella celebre città di Ugarit, fiorente dal 2500 fino al 1200 a.C. Le scoperte di Ugarit che hanno tra l’altro rilevato una forma arcaica dell’ebraico antico capace di spiegare difficili testi biblici, presentano Daniele come re attento ai bisogni delle vedove e degli orfani. Non può essere pertanto questo Daniele l’autore del libro biblico che porta il suo nome, come lo sono invece Isaia e Geremia. Un pio giudeo del secondo secolo a.C., si nasconde dietro il nome di Daniele, ha vissuto i fatti narrati, ha utilizzato un prestanome (pseudonimia). L’attribuzione del libro al grande personaggio del passato serve a dichiarare antiche verità contenute, rimaste a lungo svelate nel secondo secolo a.C. quando i fatti si stanno avverando.

Nel volto di Daniele si riflettono pertanto le ansie e le speranze di una comunità oppressa durante la prima grande persecuzione religiosa sotto Antioco IV Epifane (175-163 a.C.); ci sono le attese del regno di Dio apportatore di giustizia e di pace, il desiderio che il persecutore, ritratto con i caratteri del re babilonese Nabucodonosor, si converta o faccia la fine del suo successore empio Beltassar. In Daniele è tramandato l’eroismo di tante persone le quali minacciate di morte con il fuoco se non avessero adorato un idolo, risposero: «Il nostro Dio può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso. Anche se non ci liberasse, sappi ora che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto» (Dn 3,17-17). Daniele è il volto di chi dialoga con tutti, ma non svende la propria fede, come quei saggi che hanno insegnato e praticato la giustizia e la volontà di Dio, sostenuti dalla certezza della risurrezione, verità rivelata per la prima volta qui (Dn 12,2-3). Il libro di Daniele, che rilegge gran parte dell’Antico Testamento può confrontarsi con l’Apocalisse di Giovanni: di questo ha un linguaggio più facile e popolare, capace di tradurre per tutti nuovi aspetti del parlare di Dio.