La fede e la vera conoscenza
DI ANDREA DRIGANI
Nell’udienza generale del 18 aprile Papa Benedetto XVI, proseguendo nella presentazione delle grandi personalità della Chiesa nascente, ha parlato di Clemente Alessandrino, un teologo nato probabilmente ad Atene intorno alla metà del secondo secolo. Egli fu un alfiere del dialogo tra fede e ragione nella tradizione cristiana. Ancor giovane – ha ricordato il Pontefice – giunse ad Alessandria, la «città-simbolo» di un fecondo incrocio tra culture diverse. Fu ordinato prete e diresse una scuola catechetica; durante la persecuzione del 202-203, abbandonò Alessandria per rifugiarsi a Cesarea di Cappadocia, dove morì verso il 215.
Nei suoi tre scritti (Il Protrettico, il Pedagogo e gli Stromati) accompagna – ha detto il Papa – l’itinerario del catecumeno e del battezzato perché con le due «ali» della fede e della ragione, essi giungano ad un’intima conoscenza della Verità che è Gesù Cristo, il Verbo di Dio. Tale conoscenza, per Clemente Alessandrino – ha aggiunto Benedetto XVI – diventa nell’anima una realtà : non è solo una teoria, ma una forza di vita, un’unione di amore trasformante. La vera gnosi (parola greca che vuol dire sia «conoscenza» che «intelligenza») è edificata dalla ragione sotto l’impulso di un principio soprannaturale. La fede stessa, secondo la catechesi clementina – ha rilevato il Papa – costruisce l’autentica filosofia, cioè la conversione nel cammino da prendere lungo la vita. Il «vero gnostico» deve avere due virtù: la libertà dalle passioni e l’unione appassionata con Dio. L’amore dona la pace perfetta e pone il «vero gnostico» in grado di affrontare i più grandi sacrifici, anche il sacrificio supremo nella sequela di Cristo, e la fa salire al vertice delle virtù. Così – ha osservato il Pontefice – l’ideale etico della filosofia antica, cioè la liberazione dalle passioni viene da Clemente Alessandrino ridefinito e coniugato con l’amore nel processo incessante di assimilazione a Dio. Per Clemente – ha osservato il Papa – la tradizione filosofica greca, quasi al pari della Legge per gli Ebrei, è ambito di «rivelazione», sono due rivoli che in definitiva vanno al Logos stesso. Così Clemente continua a segnare con decisione la strada di chi intende «dare ragione» della propria fede in Gesù Cristo. Egli – ha concluso il Pontefice – può servire d’esempio ai cristiani, ai catechisti ed ai teologi del nostro tempo.