Nutriti di Cristo, anche noi diventiamo pane «spezzato» per tutti

DI ANDREA DRIGANI

Giovedì 11 giugno, solennità del «Corpus Domini», Papa Benedetto XVI nell’omelia dal sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, ha, tra l’altro, osservato che nutriti di Cristo noi, suoi discepoli, riceviamo la missione di essere l’anima di questa nostra città, fermento di rinnovamento, pane «spezzato» per tutti, soprattutto per coloro che versano in situazioni di povertà e di sofferenza fisica e spirituale.

Mi rivolgo particolarmente a voi cari sacerdoti – ha continuato il Pontefice – che Cristo ha scelto perché insieme con Lui possiate vivere la vostra vita quale sacrificio di lode per la salvezza del mondo. Se questo è vero per ogni cristiano, lo è a maggior ragione per noi sacerdoti. Divenire Eucaristia!

Sia proprio questo – ha aggiunto Benedetto XVI – il nostro costante desiderio e impegno, perché all’offerta del corpo e del sangue che facciamo all’altare, si accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno attingiamo dal Corpo e dal Sangue del Signore quell’amore libero e puro che ci rendi degni ministri del Cristo e testimoni della sua gioia. Con la consapevolezza di essere inadeguati a causa dei peccati, ma bisognosi di alimentarci dell’amore che il Signore ci offre nel sacramento eucaristico, rinnoviamo la nostra fede nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. Non bisogna dare per scontata questa fede – fa detto il Papa – C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi  in un culto formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia.

È sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera e lasciarsi sopraffare dalle preoccupazioni terrene. Nell’espressione del Padre Nostro «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», alcuni Padri della Chiesa hanno visto un riferimento all’Eucaristia, il pane della vita eterna, del nuovo mondo, che ci è dato già oggi nella Messa, affinchè sin da ora il mondo futuro abbia inizio in noi. Con l’Eucaristia – ha concluso – il cielo viene sulla terra, il domani di Dio si cala sul presente e il tempo è come abbracciato all’eternità divina.