Gli «ordini mendicanti»: un annuncio del vangelo semplice e profondo

di ANDREA DRIGANI

Durante l’udienza generale di mercoledì 13 gennaio, Papa Benedetto XVI ha ricordato che nel secolo tredicesimo nascono e si sviluppano gli Ordini Mendicanti. Essi furono così chiamati – ha osservato il Pontefice – per la loro caratteristica di «mendicare», di ricorrere, cioè, umilmente al sostegno economico della gente per vivere il voto di povertà e svolgere la propria missione evangelizzatrice. Degli Ordini Mendicanti che sorsero in quell’epoca, i più noti e i più importanti sono i Frati Minori e i Frati Predicatori, conosciuti come Francescani e Domenicani dal nome dei loro Fondatori, rispettivamente Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman.

Gli Ordini Mendicanti seppero felicemente venire incontro alla necessità di annunciare il Vangelo in modo semplice e profondo. Con grande zelo, infatti, si dedicarono alla predicazione, trattando argomenti vicini alla vita delle persone, soprattutto la pratica delle virtù teologali e morali. Non sorprende allora – ha proseguito il Papa – che fossero numerosi i fedeli, uomini e donne, che sceglievano di farsi accompagnare nel cammino cristiano dai frati Francescani e Domenicani. Nacquero, così, associazioni di laici che s’ispirarono alla spiritualità di san Francesco e di san Domenico. Si tratta del Terzo Ordine, sia francescano che domenicano. In altri termini – rileva il Pontefice – la proposta di una «santità laicale» conquistò molte persone. Come ha rammentato il Concilio Vaticano II, la chiamata alla santità non è riservata ad alcuni, ma è universale. Anche oggi – ha affermato Benedetto XVI – ogni cristiano deve tendere alla «misura alta della vita cristiana», a qualunque condizione appartenga.

Davanti alle trasformazioni culturali di quel periodo, i Minori ed i Predicatori non esitarono ad entrare, come studenti e professori, nelle università più famose del tempo, producendo testi di grande valore e dando vita a scuole di pensiero. L’impegno profuso dai Francescani e dai Domenicani nelle università medievali è un invito – ha concluso il Pontefice – a rendersi presenti nei luoghi di elaborazione del sapere per proporre, con rispetto e convinzione, la luce del Vangelo sulle questioni fondamentali che interessano l’uomo, la sua dignità, il suo destino.