Il ricordo del Seminario: «Sapevamo che Cristo è più forte dell’ideologia nazista»

DI ANDREA DRIGANI

Sabato 16 gennaio Papa Benedetto XVI ha ricevuto il sindaco ed una delegazione che gli hanno conferito la cittadinanza onoraria di Frisinga. Nella biografia del mio cuore – ha esordito il Pontefice – la città di Frisinga ha un ruolo molto speciale, in essa, infatti, ho ricevuto la formazione che da allora caratterizza la mia vita. Il fatto che abbia incluso nel mio stemma il moro e l’orso di Frisinga – ha continuato Benedetto XVI – mostra al mondo intero quanto io appartenga ad essa. In particolare ha poi ricordato quando, nel gennaio 1946, entrò in seminario. Abbiamo vissuto in modo molto «antiquato» – ha detto il Papa – e privo di comodità : eravamo in dormitori, in sale per gli studi, ma eravamo felici, non solo perché finalmente sfuggiti alle miserie e alle minacce della guerra e del dominio nazista, ma anche perché liberi e soprattutto perche eravamo sulla via della nostra vocazione.

Sapevamo – ha proseguito il Pontefice – che Cristo era più forte della tirannia, del potere dell’ideologia nazista e dei suoi meccanismi di oppressione. Sapevamo che a Cristo appartengono il tempo ed il futuro, e che Egli ci aveva chiamati e che aveva bisogno di noi. Sapevamo che la gente di quei tempi mutati, attendeva sacerdoti che arrivassero con un nuovo slancio di fede per costruire la casa viva di Dio.

Oggi alle porte di Frisinga – ha aggiunto il Papa – si trova l’aeroporto di Monaco. Chi vi atterra o decolla vede le torri del duomo di Frisinga, vede il «mons doctus»  e forse può intuire un po’ della sua storia e del suo presente. Il duomo con le sue torri indica un’altezza che è molto superore e diversa rispetto a quella che raggiungiamo con gli aerei, è la vera altezza, quella di Dio, dalla quale proviene l’amore che ci dona l’umanità autentica.

Il duomo di Frisinga – ha osservato Benedetto XVI – indica anche la grande ampiezza di tutti i credenti di ogni epoca che in quell’edificio hanno pregato, mostrando così una vastità che va oltre la globalizzazione, poiché nelle diversità, addirittura nel contrasto delle culture, dona ciò che può unirci : la forza dell’essere amati da Dio. Così Frisinga – ha concluso il Papa – rimane per me anche l’indicazione di un cammino.