L’annuncio di Pasqua richiede testimoni entusiasti e coraggiosi

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 7 aprile Papa Benedetto XVI, durante l’udienza generale, ha ricordato che il Nuovo Testamento non descrive la Resurrezione di Gesù nel suo attuarsi, riferisce soltanto le testimonianze di coloro che Gesù in persona ha incontrato dopo essere risuscitato. I Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) ci raccontano che quell’annuncio: «È risorto!» viene proclamato inizialmente da alcuni angeli. È, pertanto – ha proseguito il Pontefice – un annuncio che ha origine in Dio; ma Dio lo affida subito ai suoi «messaggeri» perché lo trasmettano a tutti. E così sono questi stessi angeli che invitano le donne, recatesi di buon mattino al sepolcro, ad andare con prontezza a dire ai discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete». In questo modo – ha aggiunto Benedetto XVI – mediante le donne del Vangelo, quel mandato divino raggiunge tutti e ciascuno, perché, a loro volta, trasmettano ad altri, con fedeltà e coraggio, questa stessa notizia: una notizia bella, lieta e portatrice di gioia. La nostra fede – ha detto ancora il Papa – si fonda sulla trasmissione costante e fedele di questa «buona notizia». E noi, oggi, vogliamo dire a Dio la nostra profonda gratitudine per le innumerevoli schiere di credenti in Cristo che ci hanno preceduto nei secoli, perché non sono mai venute meno alla loro fondamentale missione di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto.

La buona notizia della Pasqua richiede dunque – ha continuato il Pontefice – l’azione di testimoni entusiasti e coraggiosi. È questo il preciso, impegnativo ed esaltante mandato del Signore risorto. La «notizia» della vita nuova in Cristo – ha affermato il Papa – deve risplendere nella vita del cristiano, deve essere viva e realmente capace di cambiare il cuore, l’intera esistenza. Ce lo ricorda san Marco alla fine del suo Vangelo, dove scrive che gli Apostoli «partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano».  La vicenda degli Apostoli è anche la nostra. Anche noi, infatti, – ha concluso il Pontefice – siamo certi che il Signore, oggi come ieri, opera insieme ai suoi testimoni.