L’economia e la finanza non sono che un mezzo

DI ANDREA DRIGANI

Sabato 12 giugno Papa Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti all’annuale riunione comune della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa. Il Pontefice ha ricordato che questa banca è stata fondata nel 1956 con una vocazione esclusivamente sociale, per avere uno strumento qualificato al fine di promuovere una politica di solidarietà.

La Santa Sede – ha aggiunto il Papa – non può che guardare con interesse a una struttura che sostiene, con i suoi prestiti, i progetti che si preoccupano dello sviluppo, che rispondono a situazioni di emergenza e che vogliono contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle persone bisognose. Il mondo e l’Europa – ha detto ancora Benedetto XVI – attraversano un momento particolarmente grave di crisi economica. Questo tempo non deve condurre a limitazioni che si basano solo su un’analisi strettamente finanziaria. Deve, al contrario, permettere alla Banca di Sviluppo di mostrare la sua originalità rafforzando l’integrazione, la gestione dell’ambiente e la crescita delle infrastrutture pubbliche.

La Chiesa sull’esempio di Gesù – ha continuato il Pontefice – vede l’amore per Dio e per il prossimo come un motore potente capace di dare un’autentica energia che potrà irrigare l’ambito culturale, giuridico, politico ed economico. La relazione che esiste fra l’amore e la verità è, se ben vissuta, una forza dinamica che rigenera l’insieme dei vincoli tra le persone e che offre una novità reale al nuovo orientamento della vita economica e finanziaria da essa rinnovata. L’economia e la finanza – ha affermato il Papa – non esistono per se stesse, esse non sono altro che un mezzo. Il loro fine è la persona umana e la sua piena realizzazione. È questo l’unico capitale che è opportuno salvare, e in questo capitale si trova la dimensione spirituale dell’uomo. Il Cristianesimo ha permesso all’Europa di comprendere cosa sono la libertà, la responsabilità e l’etica che impregnano le sue leggi e le sue strutture societarie. Emarginare il Cristianesimo – ha concluso – contribuirebbe a privare il nostro continente della sorgente fondamentale che lo alimenta instancabilmente e che contribuisce alla sua vera identità.