I tre catechismi di San Pietro Canisio

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 9 febbraio, nel corso dell’udienza generale, Papa Benedetto XVI ha parlato di San Pietro Canisio (1521-1597) teologo gesuita olandese, proclamato Dottore della Chiesa nel 1925. Il Pontefice ha rammentato che fu editore delle opere complete di San Cirillo Alessandrino e di San Leone Magno, delle Lettere di San Girolamo e delle Orazioni di San Nicola della Fluë. Pubblicò inoltre molti testi di predicazione. Ma i suoi scritti più diffusi – ha continuato Benedetto XVI – furono tre Catechismi composti tra il 1555 ed il 1558.

Il primo Catechismo era destinato agli studenti in grado di comprendere nozioni elementari di teologia; il secondo ai ragazzi del popolo per una prima istruzione religiosa; il terzo ai ragazzi con una formazione a livello di scuole medie e superiori. La dottrina cattolica – ha detto ancora il Papa – era esposta con domande e risposte, brevemente, in termini biblici, con molta chiarezza e senza accenni polemici. Solo nel corso della sua vita sono state duecento le edizioni di questo Catechismo. E centinaia di  edizioni si sono succedete fino al Novecento. Così in Germania – ha osservato il Pontefice – ancora nella generazione di mio padre, la gente chiamava il Catechismo semplicemente il Canisio: è stato realmente il catechista per secoli. San Pietro Canisio sapeva comporre armoniosamente la fedeltà ai princîpi dogmatici con il rispetto dovuto ad ogni persona. Distingueva l’apostasia, colpevole, dalla fede dalla perdita, incolpevole, della fede. In una pagina del suo diario parlando con il Signore annota di aver ricevuto da Lui un «vestito» con tre parti che si chiamano amore, pace e perseveranza. Con questo «vestito» San Pietro Canisio ha svolto la sua azione di rinnovamento del cattolicesimo.

L’amicizia con Cristo – ha osservato il Papa – era associata alla convinzione di essere un continuatore della missione degli Apostoli. E questo ci ricorda – ha concluso – che ogni autentico evangelizzatore è sempre uno strumento unito, e perciò stesso fecondo, con Gesù e con la sua Chiesa.